La calma è la virtù dei forti, si sa.

Spesso le cose dette in maniera gentile e sottovoce trovano più ascolto ed ottengono più effetto delle cose urlate o dette coi toni sbagliati e fuori luogo. Mia moglie per esempio, se mi chiede qualcosa, lo ottiene più facilmente se me lo dice a bassa voce, con un mezzo sorriso e magari facendo la micetta. Fortunatamente non l’ha ancora capito (e non solo lei) e questo mi da il LA per incazzarmi il più delle volte anche se non vorrei.
Fatto sta che ero partito prevenuto e pronto ad andar giù pesante (come al mio solito) con questo “Family Tree”, disco postumo (non il primo aimè) del mai compianto Nick Drake; prevenuto nel tacciare il disco come l’ennesimo sciaccallaggio, un’altra operazione commerciale per abbindolare i fans eccetera eccetera.

Ma sarà stata la voce tenua e sussurrata del nostro, l’ingenuità di certe frasi che si sentono tra i vari out-takes, la soave armonia di certe canzoni appena abbozzate e che mantengono intatto il sapore grezzo dell’improvvisazione pura nell’atto della creazione, il fatto che esistano pochissime canzoni contenute già in altri album… insomma, per un motivo o per l’altro, e con mio sommo stupore, questa volta mi sono dovuto ricredere.

Ma come si fa ad infierire su una poesia così delicata ed eterea come quella cotenuta in moltissime composizioni ancora allo stato brado contenute in questo disco? Come si fa a denigrare o dubitare sulla bravura artistica di questo ragazzotto introverso e timido, prematuramente scomparso il 17 novembre del '74 per un overdose di farmaci antidepressivi? Quanta cattiveria ci vuole per non saper cogliere la grande umanità e il candore racchiuso tra la voce e la chitarra (a volte il pianoforte) di canzoni che si raccontano come le pagine di un diario intimo per pochi amici, cantate spesso a più voci (anche con la madre e la sorella)? Quanta malafede e arroganza serve per attaccare l’unicità di questi nastri rari (scoperti in un baule dal manager del cantante) contenenti 28 brani compresa la cover “Tomorrow is a long time” di Bob Dylan ed altre cover più o meno conosciute?

Insomma, sia come sia, ho virato completamente l’intenzione iniziale stroncatoria e mi sono ricreduto sull’idea preconcetta che mi ero fatto del disco.

Un Gran Disco, davvero meritevole, che incanta dalle prime note all'ultima!


P.S. E’ bello permettersi il lusso di ricredersi sulle cose e sulle persone: io l’ho fatto sia su questo disco (non su Nick Drake di cui mantengo un’altissima stima da quando l’ho scoperto nel 1991) e sia su alcune persone conosciute (sia nella realtà, sia qui su debaser). Poter cambiare idea e smantellare i muri e gli steccati che ci facciamo in testa può rappresentare il più delle volte una piacevolissima sorpresa. Soprattutto a se stessi.

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