Nico è stata una delle figure più misteriose e affascinanti della storia del rock.
Dopo la fortunata avventura con i Velvet Underground nell'omonimo disco del 67, intraprende la carriera solista regalando due album alla storia: "Marble Index" e quest' immnenso "Desertshore" , accompagnata in entrambi i casi dalla figura del grande John Cale agli arrangiamenti.
Descrivere questo monumento non è semplice, è anzi impossibile. Siamo davanti ad una di quelle cose che rendono impotente il linguaggio, inutili i gesti, superflue le parole.
Siamo proiettati nell' abisso dell' animo umano.
Troppe volte questo termine viene abusato, in realtà è sempre rassicurante credere che esista qualcosa di "finito" , qualcosa oltre la quale non si può andare.

"Desertshore" ti svela crudelmente che questo non è vero, è una tua labile costruzione., "Desertshore" è un viaggio verso l'infinito negativo. Negativo perchè la condizione umana oscilla dolorosamente tra ambizione e finitezza, tra istinto e ragione, si aggira nel suo ancestrale errore.
"Desertshore" ti spoglia del sorriso che indossi per le buone occasioni, ti sussurra con tono glaciale la tua inutilità, resa volgare dalla tua ottusa ricerca dell'affermazione, dal tuo miope ideale di vita migliore.
Il punto è qui: Qual è il modo migliore di esistere?
E' quello di prendere coscienza della propria esistenza.
Ed è qui che Nico a dispetto della sua austera e gelida voce ti aiuta, ti tende una mano caritatevole.
Ora sei tu, un uomo meravigliosamente solo.

Carico i commenti... con calma