Dal più profondo buco delle tenebre, che quasi non si vede niente, si leva un grido: non gracchiante, né desolato, perbacco, non ci crederesti!
Apatico e tranquillo, al contrario, questo grido si culla con dolcezza tra un vorticoso e tetro ensemble orchestrale dominato dall'harmonium e da un organo imperioso, durante i primi attimi di "Janitor Of Lunacy", ode sacrale che prelude uno degli album più oscuri e controversi della storia della Musica Contemporanea: Desertshore.
E questo grido, apocalittico e impassibile, ci incute infinito timore all'interno della sua normalità stessa: pare quasi che la voce androgina e suadente di Christa Paffgen sia semplicemente più alta. Molto alta. Ma non si scorge alcuna traccia di dolore, in quella. Soltanto lacrime incolori cadere, lacrime di niente, di quel sottile pianto di qualcuno che ha già sofferto tanto e ormai conosce bene le disgrazie del mondo, e le accetta, o meglio, le immette a pezzi nella sua anima, briciola per briciola, e dopo aver terminato di mangiare l'ultima briciolina, canta - anzi - grida al Mondo ciò che ha visto e sentito, con rassegnazione.
Frutto di questa ineluttabile e deprimente rassegnazione sono odi (più che canzoni) quali la marcia decadente di "Abschied" e "Mutterlein", affiancate entrambe da atmosfere gotiche ed ancestrali - in cui la Nostra evoca un eterno materiale e palpabile con granitica durezza - la sublime "My Only Child", cantata interamente a cappella, in cui la voce s'intona melodiosamente con fasi intermittenti di silenzio, e la lugubre parata conclusiva di "All That Is My Own", in cui la 'vecchia' viola di John Cale, accompagnata in secondo piano dalle trombe, celebra solennemente il suo revival trionfale per un Capolavoro.
Barlumi di speranza - piatti, flebili, ma tuttavia ci sono - si trovano invece tra la ludica ed infantile sonata dello stesso Cale che, fra il tetro ed abissale contorno di "The Falconer" trova ad un certo punto sbocco: il piano rende tutto più soave e dolce e pure la stessa Nico, addirittura, mostra inaspettati segni di positività e conforto, abbandonandosi in una canzoncina clemente e mielata. Tale è "Afraid", il punto più intenso dell'opera, in cui il 'freddo androgino' si scioglie in una dolcezza malinconica quanto ammaliante: ne sarete attratti.
Anche la timida e commovente filastrocca in francese, che è assoluta protagonista in "Le Petit Chevalier", concede un po' di gioia, un pò di amore: quello che canta infatti è un bambino, e non un bimbo qualunque, è Ari, il figlioletto di Nico che, all'epoca, non avrebbe dovuto avere più di quattro anni. Accompagnata dal clavicembalo la voce del fanciullo è assoluta protagonista: se si alza il volume al massimo e si tende bene l'orecchio, forse alcuni noteranno che in effetti si nota in lontananza la voce della madre che suggerisce il seguito della canzonetta al figlio, probabilmente in leggera difficoltà.
Così ho quantomeno cercato di analizzare un'opera che, insita nei suoi significati criptici e profetici vuole trovare la sua essenza.
Nell'immobile e gelido panorama dell'infinito, "Desertshore" è un mero, superbo strumento in cui Nico, divina e inarrivabile, non tanto come una sacerdotessa quanto come il Giudice terreno del Bene e del Male, cerca con successo nell'impossibile intento di sgrovigliare quell'intricatissimo nodo che impedisce all'Uomo di scorgere la Verità.
E qui, lei, come secoli anzi millenni prima fece il divino Alessandro col nodo di Gordio, inesorabilmente ed impassibilmente recide quello con la sua tagliente e lucidissima spada, rivelando così il sottile, eterno filo della Vita e della Morte.
La Verità è finalmente stata svelata.
Elenco tracce testi samples e video
01 Janitor of Lunacy (04:05)
Janitor of lunacy
Paralyze my infancy
Petrify the empty cradle
Bring hope to them and me
Janitor of tyranny
Testify my vanity
Mortalize my memory
Deceive the Devil's deed
Tolerate my jealousy
Recognize the desperate need
Janitor of lunacy
Identify my destiny
Revive the living dream
Forgive their begging scream
Seal the giving of their seed
Disease the breathing grief
02 The Falconer (05:43)
The falconer is sitting on
His summersand at dawn
Unlocking flooded silvercages
And with a silverdin arise
All the lovely faces
And the lovely silvertraces erase
My empty pages
The falconer is sitting on
His summersand at dawn
Beside his singing silverwaves
And his dancing rebelrace
That compose ahead of timeless time
A sound inside my candle light
Father child
Angels of the night
Silverframe my candlelight
Father child
Angels of the night
Silverframe my candlelight
The falconer is sitting on
His summersand at dawn
Unlocking flooded silvercages
And with a silverdin arise
All the lovely faces
And the lovely silvertraces erase
My empty pages
05 Abschied (03:05)
Seinem Geiste bekenne Ich Mich
Ein Sehnen verzehret sein schones Gesicht
Das ermattet von Gute beschattet allmachtig ist
Sein Korper bewegt sich nicht
Im Traume sich endlich sein Zwingen vergisst
Den heulenden Jubel erkenne Ich nicht
Der Mir den heiligen Frieden zerbricht
Sein schweigender Mund, seine schlafende Brust
Harren zartlich der sussen Lust
Sein Korper bewegt sich nicht
Im Traume sich endlich sein Zwingen vergisst
06 Afraid (03:31)
Cease to know or to tell
Or to see or to be your own
Cease to know or to tell
Or to see or to be your own
Have someone else's will as your own
Have someone else's will as your own
You are beautiful and you are alone
You are beautiful and you are alone
Often the adolescent plague
Reward your grace
Often the adolescent plague
Reward your grace
Confuse your hunger capture the fake
Confuse your hunger capture the fake
Banish the faceless reward your grace
Banish the faceless reward your grace
08 All That Is My Own (03:28)
Your winding winds stood so
All that is my own
Where land and water meet
Where on my soul I sit upon my bed
Your ways have led me to bleed
Every child will be able to weep
Every wise man spoke of him
Every keeper will be sleeper
And a guide to ways unsure
Your winding winds did sow
All that is my own
Where land and water meet
Where on my soul
I sit upon my bed
Your ways have led me to bleed
He who knows may pass on
The word unknown
And meet me on the desertshore
Meet me on the desertshore
Your winding winds did sow
All that is my own
Where land and water meet
Where on my soul
I sit upon my bed
Your ways have led me to bleed
He who knows may pass on
The word unknown
And meet me on the desertshore
Meet me on the desertshore
Meet me on the desertshore
Your winding winds stood so
All that is my own
Where land and water meet
Where on my soul
I sit upon my bed
Your ways have led me to bleed
He who knows may pass on the word I know
And meet me on the desertshore
Meet me on the desertshore
Your winding winds did sow
All that is my own
Where land and water meet
Where on my soul
I sit upon my bed
Your ways have led me to bleed
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Altre recensioni
Di egebamyasi
"Desertshore è un viaggio verso l'infinito negativo."
"Nico a dispetto della sua austera e gelida voce ti aiuta, ti tende una mano caritatevole."
Di COX
Un album che fa della sua cupezza e spettrale teatralità il suo punto forte.
Gli amanti del dark e del new wave non possono rinunciare a 'Desertshore' nella propria discografia.
Di luludia
Una voce divina e umana (troppo umana).
"Afraid": il titolo dice tutto e il ritornello pure... "You are beautiful and you are alone".
Di Caspasian
"La solitudine di Nico ci fa rabbrividire ('Tu sei bella e sei sola'), la nostra ci fa disperare."
"Il tempio di Päffgen è una costruzione psichica, il braciere arde sempiterno. Narcotizzati da questo elisir di lunga disperazione ci abbandoniamo in questo pozzo di coscienza."