La carriera discografica dei Nine Inch Nails (o di Trent Reznor, che dir si voglia) si può distinguere in due periodi, che come anello di congiunzione hanno il sufficiente/buono "With Teeth" del 2005.
Il secondo periodo, più recente, parte dal 2007 con "Year Zero" e termina l'anno dopo (nel frattempo sono usciti altri due album) con "The Slip", disco che potrebbe stare benissimo tra il "Greatest Hits" dei Korn e il "St. Anger" dei Metallica.
Il primo periodo, invece inizia con l'esorsidio del 1989 "Pretty Hate Machine" e finisce con il disco live "And All That Could Have Been" nel 2002, album in cui si comincia ad avvertire la ricaduta, a causa della sua mancanza di carattere e d'impatto.
Il primo periodo è rappresentato dai punti alti, dalle vette. Pietre miliari quali "The Downward Spiral" e "The Fragile" costituiscono una significativa fetta del patrimonio musicale dello scorso decennio. Il primo periodo ha fatto conoscere al mondo Trent Reznor come un artista geniale. Il primo periodo ha reso i Nine Inch nails uno dei miei gruppi preferiti.
Il disco preso in esame adesso è un inedito, uscito nel 2002 in allegato all'edizione limitata del live "And All That Could Have Been". Una raccolta di brani presi dai primi tre album più una manciata di inediti, per un totale di nove tracce.
Questo disco è un unplugged. Una rivistazione in chiave acustica dei brani in cui viene proposta la sola voce di Reznor accompagnata da un piano e pochissimi altri strumenti. A me piace vedere "Still" come una sorta di seguito del colosso "The Fragile".
Perchè l'atmosfera che si respira è decisamente quella. Malinconia distorta, emotività meccanica. Una calma aggressiva.
E forse proprio per questo i pezzi che rendono di più sono proprio quelli presi da "The Fragile". "The Day The World Went Away" e "The Fragile" costituiscono le parti migliori, le più riuscite della raccolta. Le canzoni vengono spogliate dalle loro originali strutture complesse fatte di rumori, sfuriate elettroniche e distorsioni impazzite per lasciare il compito di sedurre l'ascoltatore ai sussurri di Trent e a delle toccanti note di piano. Rimanendo tuttavia genuine, anzi, mostrano ancora di più il loro lato emotivo. Definendo ancora più chiaramente la loro anima.
"And All That Could Have Been" è un'inedita, glaciale, bellissima canzone. Un'ombra oscura che ti rapisce il cuore, che ti toglie il sonno. Non molte sono le canzoni che ti danno questo effetto. La traccia di chiusura è la meravigliosa "Leaving Hope". Solo pianoforte e chitarra qui, sopra un tappeto di gelidi effetti. E' come ascoltare i singoli strumenti in una valle, in autunno, con il forte vento che ruba le note, mentre le nuvole grigie inghiottono la luce del sole.
Questo è l'ultimo gioiello, l'ultimo tassello che chiude la prima parte della storia artistica di Trent Reznor. Che da magnifico compositore si è trasformato in un wrestler.
Ascolto consigliato a chi volesse approfondire il lato che l'artista ha svelato con "The Fragile".
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