"Questo è il primo dei miei ultimi giorni"... e giù tutta la rabbia distruttiva e vendicatrice che un essere umano può accumulare in due anni di sottili torture ai propri sogni e alla propria ragione di vita, la musica. "Mangiati il cuore Steve", è dedicato a te questo spettacolare mini album dei Nine Inch Nails, solida base per il successivo capolavoro the Downward Spiral, uno dei più grandi album degli anni Novanta.

Antefatto: Steve Gottlieb è un discografico della TVT records, che gestisce i NIN, e che, in seguito al successo underground della band di Reznor con Pretty Hate Machine, e della successiva presenza al Lollapalooza, cerca di plasmare secondo i fini della casa discografica le scelte del giovane Trent, che impaurito e stressato dalle pressioni esterne al suo modo di lavorare anticonvenzionale, accetta il compromesso di rescindere il contratto con la TVT, in cambio dei soldi che avrebbe dovuto guadagnare con la lunga tourneé messa in piedi per la sua band. Ma i soldi non bastano, e i legali spiegano a Trent che in questo modo non si può liberare dal contratto. Reznor sceglie così la linea dura, e a costo di non fare più musica nella sua vita, rinuncia a pubblicare qualsiasi cosa per la TVT, che viene però profeticamente contattata dal guru Jimmy Iovine della Interscope, il quale propone una joint venture per la produzione dei futuri lavori dei NIN. A Trent non sembra vero, e coi soldi rimasti, affitta uno studio di registrazione dove sfoga tutta la sua rabbia.

Ne nasce Broken, Ep che arriva al numero sette di Billboard. La violenza e la disperazione di queste 8 canzoni lancia Trent nell'olimpo delle stelle del rock alternativo, dominato in quel periodo dai gruppi di Seattle. Le canzoni sono puro industrial rock, suonato con la stessa ferocia da animale ferito che traspare dai testi delle canzoni: i pochi amici che aveva intorno lo hanno visto piangere in studio mentre li cantava.

Introdotta da Pinion, Wish è la canzone più popolare di Broken, nonché vincitrice di un Grammy Award: "vorrei che ci fosse qualcosa di vero, qualcosa di reale" recita il ritornello della canzone. E' un nuovo inizio, Reznor è destinato a dare un volto umano ad un genere altrimenti dominato dalle macchine, e addirittura a portarlo in alta classifica. "Ho smesso di provare a capirci qualcosa, la mia testa è andata persa lungo il percorso" urla Trent in Last, un'invettiva contro i maiali che lo vogliono corrompere, e che anticipa il tema della celebre March of the Pigs. La chitarra è sparata a volume altissimo, e il ritmo è proprio quello di una ideale marcia dei ribelli. Happiness in Slavery... Gli stessi titoli rendono chiaro il target di Trent, che non porge l'altra guancia, ma sancisce la sua clamorosa vendetta. Gave Up, un classico dei devastanti concerti dei NIN, è l'ultimo passo di un cammino che poi si spezza, per riprendere alla traccia numero 98 (la cattiva abitudine delle ghost tracks...), sussurrando "eat your heart out Steve". Chiude il capolavoro, è il caso di dirlo, la splendida Suck, nata da una collaborazione con i Pigface.

Dedicato a chi ha bisogno di una valvola di sfogo, a chi cerca nella musica una via per esorcizzare, e allo stesso tempo maledire, tutto ciò che gira nel modo errato. Riscopritelo, mentre attendiamo insieme il giorno di Bleedthrough. This is the first day of my last days

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