Tra i principali poteri della musica citerei senza dubbio la sua capacità di farci evadere dal quotidiano e di proiettarci verso "mondi lontanissimi" che mai ci saremmo sognati di esplorare.

Questo fascino evocativo è così forte da farci scorgere persino nebulose e comete, in altri termini lo spazio più profondo, che al pari di alcuni paesaggi alpini rimanda a quel sentimento del sublime non privo di una certa inquietudine.

È con queste premesse che possiamo salire sull'astronave di Transmograpfication e abbandonarci alla scoperta del cosmo. A guidarci in questa missione troviamo i comandanti Dave Sims e Dev Pandya, ovvero Noise & Paradox, due alchimisti sonori che, per l'occasione, decidono di unire le loro forze in un viaggio verso universi remoti, sconosciuti all'essere umano.

Ma veniamo a noi.

Transmograpfication è un album insolito e dal titolo bizzarro, che rimanda a oscuri trattati scientifici, e può essere inserito tra quelle opere poco valorizzate che rispolvero sempre con piacere.

Il disco esce nel 1998, dunque nel pieno di quella prima ondata drum and bass inaugurata da lavori come Timeless di Goldie o Parallel Universe dei 4Hero. Fin da subito, tuttavia, se ne percepiscono le peculiarità, consistenti nel tentativo, decisamente riuscito, di fondere le sonorità della musica cosmica tedesca (mi vengono in mente i Tangerine Dream) con i battiti sincopati e in controtempo, spesso di chiara ispirazione jazz/funk, tipici del genere nato negli anni Novanta nel Regno Unito.

Noise & Paradox raggiungono questo obiettivo optando per un sound sporco e massiccio (soprattutto per quello che riguarda i potenti pattern di batteria), ma non privo di una "tridimensionalità" che riflette la profondità dello spazio intergalattico, unita a quella sensazione di vuoto che da sempre lo accompagna, almeno nell'immaginario collettivo.

Nella maggior parte dei casi, i due producer riescono ad addomesticare il marasma psichedelico sui devastanti ritmi dai tempi dispari, che si aggrovigliano su se stessi, e sui bassi pastosi che li arricchiscono, dandogli in qualche modo una struttura. Non mancano momenti di pura astrazione, dove i suoni non si organizzano in melodie, ma semplicemente scavano nella nostra mente, insinuandosi tra le pieghe del subconscio (ad esempio in "Nebulous Part 1"). E non è tutto, perché i due si concedono anche ottime incursioni in territori breakbeat e funk futuristici, dimostrando grande voglia di sperimentare e spingersi oltre i confini della drum and bass (mi riferisco a "Last Night on Earth", "Dimension No 9" e "Just Begun").

Il disco dura un'ora circa e si presta sicuramente a un ascolto assorto e impegnativo, anche se, a essere sincero, l'ho trovato più accessibile di altri lavori contemporanei, come l'indecifrabile Coded Language di Krust.

Certo, i passeggeri timorosi potranno avere voglia di tornare sulla Terra, ma vi assicuro che i più coraggiosi resteranno ben saldi sulle loro poltrone e si lasceranno condurre da Noise & Paradox fino alle frontiere della galassia, oltre i Bastioni di Orione e le Porte di Tannhäuser.

Del resto, da quelle parti c'è chi ha visto "cose che voi umani non potreste immaginarvi"...

Buona escursione.

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