Ognuno parli per sé, di quello che rimane dell'amore... ("Mareggiata del '66")

Come una piccola gemma brilla questo nuovo lavoro dei bellunesi Non Voglio che Clara, una piccola gemma malinconica adagiata delicatamente sul fondo dei nostri sentimenti. Il nuovo album "Dei Cani" prodotto da Fabio De Min e Giulio Ragno Favero è l'ulteriore passo verso una maturità ed indentità artistica che li pone come uno dei gruppi italiani più interessanti e che a quattro anni dal precedente disco finalmente ci presenta i Non Voglio che Clara in una veste acustica di ampio respiro nella continua ricerca della melodia ma al tempo stesso con un piglio rock maggiormente presente. 
Le doti compositive di Fabio De Min (voce, pianoforte, chitarra acustica) riecheggiano per tutte le undici tracce del disco, un talento compositivo che lo avvicina ai grandi cantautori italiani degli anni sessanta come Luigi Tenco e Piero Ciampi ma anche a cantautori dei nostri tempi come Ivano Fossati. 

"Tu ami l'onda e devi stare sempre in fronte al mare e farti investire. Ma se mi chiederanno se ti verrò a cercare, io, con parole nuove, gli saprò spiegare che ora ognuno corre per sé e che la fatica per riaverti qui non conta niente" e mentre le note di pianoforte di De Min cullano dolcemente il tuo animo le onde del mare lo spazzano via come quando finisce un'amore e si cerca di spazzare via i ricordi per cercare di dormire "ma ti ricordo una volta di più che una volta tu avevi un cuore. Fra tutti i ricordi sei tu, angelo mio, quello che torna più spesso" e la tristezza torna a riempire la calma della notte... ("Il tuo carattere e il mio" che vede la partecipazione dei Port Royal).

"E non saranno le guerre quest'anno a farci paura..." no ma la paura di perderti e il pensiero di averti distante, no non saranno le guerre sarà la voglia di riaverti accanto, "...e sarà il ritratto della miseria a confondersi con la miseria del ritratto" ("Le Guerre").
Delicata, eterea struggente nel suo incedere si sviluppa "Gli anni dell'università", danza sulle note di pianoforte squarciate dall'elettronica e dai cori, squarciata dai letti separati dai tuoi segreti e dal tuo silenzio. 
E poi le mia mani sulla tua schiena, tra gli arpeggi di una chitarra acustica e il dondolio di un'altalena "e mi chiedevo se vale o se ritornare sia tanto come restare per un altro errore" sono "Gli Amori di Gioventù" quelli che ti ricordano di essere vivo, quando è uguale baciare te o un'altra, quando tutto il tempo lo teniamo stretto nel gesto di un abbraccio sincero. 

Ma non si può tenere il tempo stretto per sempre, le stagioni finiscono lasciandoci il vuoto dentro e si resta lì persi a piangere per amore "e forse invecchierò con le mie ragioni ma mi consola che nessuno, in questo secolo, ami qualcuno..." ("L'inconsolabile").
Il vuoto scava l'anima e ci lascia soli, ci lascia il gusto amaro come chi lotta per qualcosa e perde tutto, ci lascia soli con la nostra amarezza "La porta in fondo al corridoio era per te una promessa di libertà, di nuova vita, mentre per me è solo lo sfondo di un'amarezza che si è indurita, in questa vita", "Il dramma della gelosia" si avvolge in un coro soffice e caldo che segue le note di pianoforte e l'abbraccio malinconico del violino e poi quasi liberatoria arriva "L'amore al tempo del kerosene" in quelle frasi sussurate ma che sembrano essere urlate dal fondo dell'anima, frasi intrise di una disperata consapevolezza: "Oddio, amore mio addio, se fossi al posto suo, se scappassi anch'io, forse lei nemmeno si ricorderebbe." 

Torni svuotato dai ricordi a sentirti bene te lo ripeti in continuazione "e sembrano secoli che ti ho scritto lettere d'amore ma sto bene..." ("Secoli") e aspetti che ancora una volta una stagione diversa, una stagione buona ti accarezzi e ti lasci intuire un tempo migliore ("La Stagione Buona").

Qui potrete trovare tutti i testi del nuovo lavoro comprese le tavole di Laetitia Calcagno che ha curato il booklet. 

"...dammi il coraggio di sorridere di un sogno, se non si può esaudire..."

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