Nortt & Xasthur.Conosci?!
Io conoscevo il secondo, di nome e di fama nei miei trascorsi nel grindcore, brutal, extreme fuckin'ultra insane Anal Cunt addicted world... Boh... quello che posso dire è che io odio il Black Metal!! L'ho sempre odiato, sia la musica, sia l'attitudine ...e poi ogni volta che conoscevo qualcuno che prediligeva proprio questo tipo di suono, era o un bamboccio con la fissa dei Marilyn Manson incappato per sbaglio in un disco dei Marduk, o un ombroso cazzone senza un briciolo di cervello, né di senso dell'umorismo, capace solo di scroccarti delle sigarette, individui distanti e sprezzanti, con le loro onorevoli eccezioni, per carità... sacrosanto...
Ma questo non è black metal, non nel suo fine ultimo almeno... il risultato si propone direi di trascendere il black metal, e forse anche il metal stesso.
Soprattutto la parte del disco affidata a XASTHUR: questo bizzarro individuo, ribattezzatosi-nella tipica tradizione black-Malefic, americano, è attivo nella scena underground black metal statunitense già da quasi dieci anni, e collabora tuttora, anche con i SUNNO)) - che sponsorizzano l'uscita sotto la loro etichetta SOuthern LorD -...e ti credo visto la forte componente di misticismo!!
Ma andiamo con calma... il cd inizia con un bellissimo lamento di chitarra al limite del drone, costeggiato da un pianoforte lancinante, di stampo classico e tristissimo... i residui di ciò si articolano nuovamente nel secondo pezzo(Glemt), e una voce cavernosa comincia il proprio lento delirio, e alla lunga sembra quasi l'angoscioso pianto liberatorio di un troglodita finalmente fuoriuscito dalle viscere della Terra! La sezione ritmica -eh... ritmica, Pfui...!- è funebre; i NORTT mi ricordano un po' i Morgion, e a tratti il death-doom di stampo svedese, nonché i + famosi Candlemass, che amo.
L'outro Dyster sind passa degnamente il testimone al sopracitato XASTHUR, e qui la mia materia cerebrale viene messa a dura prova, ed i miei ormoni si risvegliano paradossalmente da un millenario letargo: mi sembra quasi di vedere un unico uomo su un iceberg, con la sua solitaria strumentazione, che contempla un oceano gelato, e lo traduce in musica...
E che titoli: "Blood from the roots of the forest"!!! Infatti a tratti sembra che il suono evochi il pianto disperato, non di una sola foresta, bensì di un'Amazzonia intera in preda al panico per l'avvento sul pianeta di queste macchine di morte chiamate esseri umani...

Musica cinerea, cinematica, che ti mostra nuovi orizzonti di bellezza,una bellezza diversa però, ben restia dal mostrasi con vesti scintillanti e voci suadenti, atta invece al marciume ed alla preponderanza della ridondanza sonora... se ascoltate bene sentirete le casse del vostro stereo, o computer che sia, disperarsi senza sosta...
Come dovremmo fare tutt'insieme all'unisono, noi tutti, abitanti della Terra, finalmente coscienti della nostra reale insignificanza di fronte ad un paesaggio lunare, o quello, ben più struggente, di una galassia... cosa sono le nostre vite, persino se considerate nella loro totalità, il susseguirsi delle razze, dei popoli e degli uomini nei secoli, le immense legioni terrestri, paragonate ad una simile entità, ad un tale amalgama di potenze e possibilità?

Più o meno queste, e tante altre più innominabili, le mie sensazioni dopo un ascolto attento e prolungato di siffatto disco... ascoltare per meditare...
certo è che mai il black metal mi ha fatto sragionare in 'sto modo... bello...

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