"Non ho una donna perchè ho / le fisse da Salò, / un gruppo death hip-hop e faccio karashò"

L'eleganza smisurata e la bellezza senza tempo di questa barra - tratta dal brano che dà il nome al disco in questione - fungono da perfetto identikit per Noyz Narcos, un rapper capace tecnicamente, piuttosto colto, disturbato e portatore di un immaginario ben preciso. Sai dove vuole parare Noyz, te lo fa capire: esagera, dipinge lui e la sua crew - i Truceboys, a loro volta parte del Truceklan - come le peggiori beste di Satana, dai mille vizi (auto-)distruttivi. Piscia un po' più in lungo e a lungo, Noyz, nella speranza che la puzza nauseabonda si senta già qualche metro prima. Quella che indossa è la maschera di uno zombie vagante in quel regno di degrado che è Roma al negativo: all'ombra del Colosseo, dei monumenti, di Cinecittà, der Pupone, del fascino esotico rionale, ci sta la merda vera, ci stanno la coca e le "narici robuste", ci sta l'alienazione di reietti a cui è negata ogni possibilità di riscatto.

"Non vado a letto mai prima delle 4 / fottutamente solo in compagnia di droga e alcool / Fanculo al vostro giudizio, fanculo se non t'importa / Fanculo ad ogni mio vizio e fanculo al senso di colpa"

Verano Zombie è storia della vera musica italiana moderna, quella occultata dai canali mainstream ma allevata dalla Rete e ingerita nella pancia di chi, affamato di cruda realtà, se la va a cercare. Noyz non fa tutto da solo e i suoi ospiti dominano almeno quanto lui. Nella title-track (senz'altro il brano centrale del disco), Metal Carter si conferma come uno psicopatico totale ("entro in discoteca con un mitra e ammazzo tutti"), ma il suo messaggio arriva, e la sua strofa, undici anni dopo, è un culto: è l'esaperazione e dar miccia alla disperazione, con tutto ciò che ne consegue, per sè ("assumere merda ogni giorno è il fattaccio / è che senza non ce la faccio"), per gli altri ("i miei cocchi ti guidano all'Inferno / ho la riserva di pasticche per l'inverno") e per i propri cari ("una salma da portare nel portabagaglio / per ogni mio sbaglio lei ha un taglio"). Guè Pequeno, ovviamente, quando indovina la strofa sembra sempre una spanna sopra agli alri ("i miei fra' aspirano il Sahara / bevono benza amara, poi pisciano il Niagara"), Marracash si conferma come la stella nascente dell'epoca (suo il memorabile ritornello di "Mentalità da Clan") e Chicoria è al solito narrativo, prosaico, didattico, il prof corrotto che arrotonda smazzando e aiuta gli alunni a procurarsela (compare in "Infame"). E poi c'è Danno, direttamente dal Colle Der Fomento, a confezionare quella traccia leggendaria che è "Karashò", che potrebbe anche fungere da manifesto del disco. "E' Karashò per il pubblico / rap cubo di Rubik incastrato in un massacro stile kubrico": Verano Zombie va decifrato per quello che è realmente - il manifesto di un disagio esistenziale e inestirpabile - ma nel mentre sa intrattenere, fomentare l'ascoltatore con dell'incendiario rap orrorifco. Le strumentali, in tal senso, di natura energiche e corrosive, vengono sfrutttate al meglio da tutti i rapper presenti.

"Certe volte odio me stesso / e quella gran testa di cazzo di ragazzo riflesso allo specchio del cesso"

E poi, ovviamente, c'è Noyz, il leader del Klan, il cocchiere verso la distorta e macabra Roma underground. Riluttante portavoce di "tutti i morti vivi, gli spacciachili", Noyz prende forma nelle mille forme della sua città, come dice in "Karashò". Non le manda a dire, e soprattutto, non si estranea: Noyz, nelle parole del personaggio alienato e sbandato che indossa nel disco, bagna il cervello e le membra della peggiore acqua fognaria, sporca la coscienza di un autolesionismo senza soluzione di causa: "grondo sangue come i quarti di bue sui ganci", mentre "appartato in appartamenti bui a non dormire", "spargo sangue quando piscio" e "scambio Satana per Cristo". Schiacciato a terra da una società corrotta, Noyz Narcos non si rialza, ma si scava da solo la sua fossa: va sempre più giù, fin nell'oltretomba, dove la sua voce gutturale risorgerà, vendichera il suo crew, sempre orgogliosamente dalla parte di chi ha rifiutato di allinearsi. Quella di Verano Zombie non è banale musica di protesta, così come il suo linguaggio non è forzatamente provocatorio. Verano Zombie è la proiezione in musica e in rima di un malessere ancestrale e indefinibile, doloroso e ostico da focalizzare; non è finzione, ma l'estrema amplificazione di un core di angoscia terribilmente reale, e che, se espresso in forma edulcorata o ancor peggio ermetica, finirebbe col rimanere ignorato. Invece, con le parole di Noyz e del Truceklan, arriva tutto, vivido e scomodissimo. Una viscera ulcerata e sanguinante.

"Truceboys, è questa aria di merda che respiri / sta città è bastarda come la metà dei suoi bambini"

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