Una dozzina di anni fa davanti ad una cravatta ed un vestito di marca.

Mi scusi, non sono un genio in ambito di finanza, ma avrei dei risparmi da investire. Mi potrebbe aiutare? Un agnello paffuto che chiede ad un lupo affamato un buon posto dove mangiare. Dica pure. Qui leggo, e fa svolazzare fitto inchiostro che odora di piombo, che se i tassi di interessi si alzano così tanto questo significa che c’è maggiore rischio. E’ vero? Una risatina soffocata, tono saccente, quasi divertito. Beh, questo è vero, ma solo a livello teorico e bisogna fare un distinguo. Una pausa per dare spazio ad un sorriso affabile ed eccola una pinna scura rompere la giacca e trovare il suo spazio vitale, proprio lì, in mezzo alle scapole. Parlando tra amici, ed in via confidenziale, le dico di non preoccuparsi; qui stiamo parlando di uno stato sovrano democratico. Lei pensa davvero che possa fallire, dice ridendo, mentre gli indica dove firmare per un affare da non lasciarsi scappare. Si proprio lì sulla ics, una bella firma leggibile.

Ne ha già fatte 15 e sta prendendo la porta, un po’ titubante e con le gambe lievemente aperte anche se non sa perché, quando viene richiamato con il solito sorriso. Scusi sa, ma ne manca una; sono scritte così in piccolo che non sempre si vedono tutte, mentre si ridicolizza, facendo quasi incastrare il pomo d‘Adamo sulla cravatta da 100 euro. Ma certo, mentre lo invita nuovamente a sedersi, il nostro rapporto si basa sulla fiducia, ci mancherebbe, ma ne faccia ancora una per cortesia. E’ in una botte di ferro, non c’è proprio motivo di preoccuparsi.

A quel tempo l’Argentina era un Tango sensuale, una buona bistecca o se volete Maradona; non certo un titolo di stato andato a male.

Michael Douglas di film ne ha fatti tanti, ma quando se ne andrà nella mia mentre rimarranno solo due immagini. Una con i capelli a spazzola ed una mazza da baseball in mano, l’altra invece lo vede fumare un sigaro con ghigno da squalo, i capelli tirati all’indietro ed una camicia con il colletto accecante che profuma di amido. Mi sono recato al cinema sebbene covassi ben poche pretese perché ero troppo curioso di vedere nuovamente sullo schermo quel figlio di puttana di un Gordon Gekko. La prestazione non mi ha deluso affatto. Sono forse gli altri comprimari a non reggere il confronto con il vecchietto e a venire sculacciati sonoramente. Tecnicamente ineccepibile il film scorre con buon ritmo, intrecciando una storia sentimentale con la finanza, quasi fosse un grafico turbolento dell’indice Down Jones di questi tempi: montagne russe.

A livello meramente accademico ci sono un paio di monologhi interessanti, potenti e di pregevole fattura capaci di picchiare forte e senza remore sul sistema finanziario stelle e strisce. L’immagine del dollaro palestrato, dopato, rende meglio di una caterva di editoriali e forse può aiutare il semplice cittadino, che non sa nemmeno cosa sia un derivato o un mutuo subprime, a capire quale sia il motivo per il quale ora fa fatica ad arrivare a fine mese sebbene abiti a 6000 km dall‘epicentro del terremoto.

Se il primo capitolo del 1986 denunciava la prassi della finanza estrema statunitense per scongiurarne un futuro ed auspicarne uno migliore con un ravvedimento generale, Wall Street II si differenzia.

Dipendiamo da pezzi di merda, senza coscienza e morale, che hanno raggiunto un potere tale che ormai stringono per i testicoli singoli stati e politici. Questa crisi non porterà ad un cambiamento. Quando finirà, tra 5 anni, si potrà tornare a premere sull’acceleratore e magari torneranno i bei tempi da utili e dividendi a profusioni di zero.

Tale sistema è una continua ricerca della prossima bolla sulla quale banchettare e speculare con quanta più forza possibile. Se si punterà forse sulle risorse rinnovabili non sarà certo per ravvedimento e perché prenderemo atto del fatto che gli eventi climatici estremi stanno crescendo esponenzialmente, ma solo per profumo di filigrana.

"Wall Street - Il Denaro Non Dorme Mai" non dice nulla di nuovo, ma il fatto che si ammetta questo stato di cose e lo si affronti senza troppa retorica e illusoria speranza è sufficiente per me per consigliarvi queste 2 ore. Oltre ad essere ben rese e godibili, sono interessanti e capaci di offrire una chiave di lettura critica per questi cazzutissimi tempi che dovremo, in qualche maniera, provare a scalare.

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