Nel 1982 Ornella pubblica un album contenente le Canzoni della Mala, ordinando così delle canzoni che erano sparse sui 45 giri degli anni Cinquanta.
E' il 1956: mentre la stragrande maggioranza dei cantanti italiani iniziavan a fare gli urlatori o cantare canzoncine stupide o con rime come cuore amore fiore, a Milano, Giorgio Strehler & co. (Dario Fo, Fausto Amodei e Fiorenzo Carpi) rielaborano delle vecchie ballate o storie di malavita milanese per una giovane Vanoni che cantava e recitava, durante gli intervalli degli spettacoli, al Piccolo Teatro.
Nascono così le Canzoni della Mala, in parte in dialetto milanese, che la Vanoni porta sul palco enfatizzandone, con i gesti, una voce stralunata e un look da ragazzaccia, i testi.
Si parte con "Il Disertore" che non è una vera canzone della mala ma una cover del francese Mouloudji per poi proseguire con il "Canto Di Carcerati Calabresi" dove la voce della Vanoni, unita a una ripetizione di un martellare, rende questa canzone una nenia di certi paesini del Sud. Si torna a Milano con "Hanno Ammazzato Il Mario In Bicicletta", testo di Fo, dove accompagnata musica dolceamara Ornella ci racconta le disavventure di un furfantello come il Mario con la polizia che finisce "come il vitello, quando gli danno l'ultima mazzata". Adoro questa canzone perchè, oltre a dei riferimenti a punti precisi di Milano, riporta a una realtà della città che ormai non c'è più. Questo viaggio nel passato prosegue con "Senti Come La Vosa La Sirena", sempre di Fo, che inizia con il suono della sirena verso corso Sempione dopo l'Arena perchè lì hanno accoppato il mio amore, che ha ucciso il capo della polizia e che trafficava alla stazione. Il testo è in dialetto milanese e già si capisce che la Vanoni sarebbe diventata una delle massime interpreti.
Si va poi in miniera con "La Zolfara" e al carcere "Le Mantellate" (di cui preferisco la versione della Ferri) dove minatori muoiono per il padrone e dove "una campana sona a tutte le ore ma cristo non ce sta dentro a ste mura". Segue la famosa e splendida "Ma Mi", di Strehler, con Ornella che interpreta questa ballata con un tono quasi da ubriaca, immedesimandosi nel fedele prigioniero, rinchiuso e pestato a San Vittore, per parlare ma "mi son dei quei chi parlen no", stupenda "l'assolo" di chiusura. Chiude il tutto il walzer de "La Giava Rossa" che è tutta una trama d'amor e di morte e qui si sente che la Vanoni è cresciuta a teatro con Strehler, è puro teatro.
Ad alcuni potrà non piacere, come al solito (anche in quegli anni era censurata dalle emittenti radiotelevisive per le tematiche sociali dei testi), anche perché la voce è molto particolare ed espressiva, ma sicuramente si discostava da un certo tipo di musica, che andava in voga in quegli anni.
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