Il primo ascolto di "Warp It" spiazza per il suo paradosso di fondo: è come se una band indie rock si cimentasse in territori metal, senza rinnegare il proprio background, e viceversa. E forse più di ogni altra cosa è questa la caratteristica, insieme alla bella voce dal taglio decisamente "new wave", che mi ha impedito di togliere il cd dallo stereo per diversi giorni.
Ho avuto modo di conoscere questa band quest'estate durante la loro apertura a un concerto dei Verdena. L'ottimo live a cui ho assistito mi ha spinta a comprare il cd a fine serata e a sentire se anche su "pista" le cose funzionassero bene......ed è arrivata la sorpresa: un cd che mi si è letteralmente appiccicato addosso, sarà per affinità musicale o perché la sua sensibilità di fondo in cui mi ritrovo come persona...

Warp It si apre con un pezzo che è già manifesto dal titolo: "The Thin Shape Of A Dawn": una melodia splendida e spaziale che ricorda i lavori migliori dei 30 Seconds to Mars che ci piace ricordare, quando Leto non era ancora l'idoletto da TRL per ragazzine arrapate. Il tutto procede estremamente serrato fino a metà brano, per lasciare spazio a una seconda parte estremamente rarefatta che, ricordando alla lontana alcuni episodi "emo" (soprattutto gli At The Drive-In) porta il livello di pathos in un crescendo splendido fino al climax finale. Neanche il tempo di respirare e si cade nei deliri punk-funk al testosterone di "Acid Behaviour", dove una batteria potente e asciutta batte un tempo in 4 semplice ed efficace. Il riff doppio di chitarra è quello che mi piacerebbe ascoltare il sabato sera in qualsiasi discoteca rock. 3 minuti di groove dove gli Overock riescono ad essere sè stessi, uno strano concentrato di post punk, crossover, new wave ed elettronica. "Driveless" spiazza per la sua rarefazione: un pezzo lento, acustico e delicato per sola chitarra e suoni sintetici in cui una voce sussurrata all'orecchio rende il tutto intimo e suggestivo. Anche qui un progressivo crescendo nell'alternarsi strofa-ritornello (molto Incubus) porta a un finale potente e estremamente emozionale, in cui perdersi. La voce, lancinante e urlata, ricorda il Robert Smith di "Pornography". Rumore di fondo, "rumore bianco", come recitato nel testo: e poi un intro da manuale del perfetto ingresso indie: "Damp", dal testo tutt'altro che allegro e -suppongo- altamente biografico. Una cadenza drum'n base asciutta e minimale per un altro pezzo che mescola con intelligenza una serie di influenze talmente disparate e assorbite da riuscire a stento a riconoscerle.

La seconda parte di Warp It cambia tono, inscurisce le atmosfere, affiorano echi di DeftonesA Perfect Circle oltre agli immancabili The Cure. "02" è un susseguirsi di chitarre dissonanti, tempi disco, passaggi psichedelici per un finale che mi ha ricordato certo avantrock dei Roxy Music, con un pianoforte che si poggia sghembo su un mare notturno tutt'altro che quieto. L'apice di tanto buio è "Generations In A Pool Of Grey", con un testo stupendo che cita Christiane F. e i "suoi" ragazzi dello Zoo di Berlino. Quasi 7 minuti di pura emozione, alternarsi di vuoti sussurrati e fragorose ritornelli con l'epicità di Deftones o dei migliori Muse, per un altro finale al cardiopalma. E' la volta di "Perfect Puddle", 3 minuti di rabbia e tempi electro-rock in cui affiorano certe reminiscenze punk, e "Unforgettable", bel pezzo semplice con quelle melodie che si insinuano fastidiosamente nella testolina e ti ritrovi a canticchiarle in macchina quando meno te lo aspetti.

A disco quasi terminato è il momento di rimischiare nuovamente le carte; ci pensano "The Wrong Place" virata tiratissima in territori electro-industrial tipici degli anni '90 con echi di Underworld e Ministry (la voce filtrata finale sembra uscita dai migliori lavori della band di Jurgensen), e "Base16 [warped]", brano finale, ermetico e affascinante, che destruttura la classica forma-canzone in favore di un flusso più libero: l'inizio e il susseguirsi orientaleggiante lasciano spazio a uno splendido strumentale finale in cui perdersi, come una catarsi da tanto buio, in una dolce alba (dal sottile bordo?) fatta di silenzi, suoni ambientali e rumori di fondo. "What you've heard, is what I lost; now please, erase.". Ed è proprio sull'ultimo sussurro che Warp It termina. Per iniziare subito a farsi riascoltare.

Torino si riconferma città magica e lontana dalle desolate lande padane in cui mi trovo a scrivere, città natale di musicisti di tutto rispetto. Ultimo ma non meno importante: dal booklet si evince che tutto l'artwork è stato disegnato dalla band stessa, che ha creato un'opera completa, chiusa e personale. Un'ottima sorpresa per il 2007 e un consiglio per tutti di vederseli dal vivo quando passeranno dalle vostre parti!

Elenco e tracce

01   The Thin Shape Of A Dawn (00:00)

02   Base1b (Warped) (00:00)

03   Acid Behaviour (00:00)

04   Driveless (00:00)

05   Damp (00:00)

06   Generations In A Pool Of Grey (00:00)

08   Perfect Puddle (00:00)

09   Unforgettable (00:00)

10   The Wrong Place (00:00)

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