Tanto rumore non dico per nulla ma…
Tanto fumo poco arrosto? Beh sì, sto barbecue si poteva riempire meglio.
No perché l’arrosto c’è dai. Prendiamo il potente incipit, Longlegs nella neve, la bambina, i titoli di testa neri su sfondo rosso sangue. Parte bene, promette tanto, più di quel che offrirà.
L’impostazione generale è buona e ci sono vari momenti, sequenze, improvvisi jump-scares, diverse trovate interessanti.
Sarà stato il rumore che ha generato prima della sua uscita, il battage pubblicitario, che hanno reso Longlegs un potenziale fenomeno, quasi un film di culto, a portare le aspettative in alto. Aspettative parzialmente deluse da un soggetto, originale nella costruzione, ma trito e ritrito nello sviluppo (il diavolo, il male-blablabla).
Non mi ha fatto impazzire manco la figura di Longlegs interpretata da Nicholas Cage. Un personaggio interessante non c’è dubbio, un notevole lavoro di make up… ma che voi sappiate gli hanno riempito la faccia di trucco o questo si è siringato la faccia di brutto col botulino? Ha pure il nasino alla francese e le labbra carnose da donna (??) … un personaggio troppo sopra le righe, mi ha ricordato quelli della famiglia Firefly di Rob Zombie: La casa dei mille corpi – La casa del diavolo (che titoli italiani demmerda) i quali erano però a parer mio più centrati e credibili.
Insomma abbiamo un serial-killer che stermina intere famiglie, una decina nel corso di lunghi trent’anni… ma non solo è inafferrabile, è proprio che manco si sporca le mani, ste famiglie crepano male e lui non muove un dito o quasi.
L’intreccio e lo sviluppo, come accennavo poc’anzi, sono potenzialmente interessanti ma, ripeto, quando ho rilevato che dietro c’era il diavolo mi si è ammosciato il pacco.
A Perkins Jr. va riconosciuto un buon mestiere nel cinema di genere, si vede che è uno che ha studiato ed ha studiato bene. Attinge a pieni mani e sapientemente nel panorama horror, creando tensione, con l’ausilio di una colonna sonora cangiante, coerente con le sequenze, con omicidi brutali e sangue che scorre a fiumi. Con inquadrature di notevole fattura, simmetriche, studiate, si vedano le inquadrature del paesaggio innevato, delle casupole, degli alberi spogli, un buon lavoro davvero.
Peccato perché poteva essere un thriller di culto, al pari o quasi di un Silenzio degli innocenti (anche in Longlegs abbiamo un rapporto quasi simbiotico tra il killer e la giovane poliziotta) ma Clarence e Hannibal se li mangiano vivi a Longlegs e Cosa. Invece finisce per essere poco più che un esercizio di stile (un po’ come le mie recensioni intrise di stile pulp e fuffa assortita), peccato perché con una storia più compatta ed una recitazione più “alta” poteva essere la bomba che prometteva di essere. Mettici pure che l’ho visto al cinema ma in italiano (che schifo) e il cerchio si chiude.
Però non lo boccio eh? Longlegs non è male solo che mi aspettavo un 8 e mi hanno servito un 6 e mezzo.
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