Formatisi nel 2000, nativi di Aberdeen, i Pablo sono un trio scozzese che canticchiano manco fossero i Beatles e "pestano" manco fossero i Black Sabbath.

Viste le premesse potrebbe sembrare di per sè un tentativo alquanto originale e in effetti lo sarebbe pure, non fosse che alla lunga l'album in questione risulti un tantino monotono e (quasi) privo di un deciso cambio di ritmo; un "qualcosa" che lo discosti in parte dal binomio fisso:"ritornello cantilena-sottofondo mucho heavy".

Il sound proposto da questa band britannica (sconosciuta ai più) è certamente la novità più interessante di questo lavoro. In pratica, poco più di mezz'ora di sonorità distorte e pesanti, echi grunge qua e là e atmosfere volutamente psichedeliche, tutto ciò strizzando l'occhio alla melodia.

Il trittico iniziale tanto per fare un esempio, potrebbe far venire in mente dei Kyuss esageratamente "gommosi" o viceversa degli Oasis piuttosto incazzati. Meritevoli di citazione la scorrevolissima "Hola Senoritas" e la più che discreta intro:"Y Byron".

Il copione recitato da qui in poi è più o meno lo stesso, di certo non manca qualche altro spunto piacevole, anche se in "231" si sfiora seriamente il plagio nirvaniano. In definitiva, questo è un album che anche grazie alla non eccessiva durata, vi potrebbe sembrare tutto sommato sufficientemente apprezzabile, ammesso che il rischio di interromperne l'ascolto sia giustificato dalla troppa uniformità delle canzoni presenti.

Per quanto riguarda la band in questione (che ha anche supportato i Tool nel loro tour europeo), credo che ne risentiremo certo parlare, speriamo quindi in una maturazione abbastanza veloce, in un (tanto) agognato cambio di marcia che li faccia passare da bella novità a solida certezza del panorama musicale.

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