Danie Gildenlow è davvero un grandissimo genio incompreso! A lui che con la sua band riesce a sfornare capolavori a raffica la gente preferisce dedicarsi alle cavolatine commerciali che la radio trasmette dì per dì (e non voglio fare pubblicità occulta ad un supermercato) solo per questioni di banconote!

E "The Perfect Element Part. I" è forse il capolavoro della band... l'album dei Pain Of Salvation che tutti vorrebbero che il gruppo ripetesse ma che ripetere sembra difficile... forse ci sono riusciti con il successivo "Remedy Lane", altro capolavoro non da meno, ma questo è questo! Dodici canzoni sognanti, malinconiche, ma anche rabbiose e oscure! Un disco in grado di accontentare sia i più intimisti che chi ha più voglia di sfogarsi! Un disco dove nulla è lasciato al caso, ogni nota sembra tranquillamente piazzata al suo posto, quello che le spetta per natura! E se anche ci fosse una nota fuori posto si noterebbe subito, da quant'è perfetta quest'opera!

So che non dovrei scendere nel, per alcuni noioso, track by track, ma i Pain Of Salvation lì dai loro studi in Svezia mi stanno guardando e mi stanno dicendo: "Devi descrivere quest'album con estrema determinazione!" ed io lo faccio!

"Used" è un'ottima e diretta opener cantata con voce rabbiosa e fredda e caratterizzata da potenti riff di chitarra ed atmosfere oscure molto ben create dalle tastiere di Fredrik Hermansson che si addolciscono nel ritonello e nell'ultima parte di canzone con il ritmo che diventa sempre più incandescente fino a svanire come in un orizzonte che non vedremo mai, forse. "In The Flesh" è una track più moderata con una melodia più toccante che però è sempre pronta a sfociare in parti di maggior intensità, diventando più heavy dopo la metà del brano per poi svanire e dar spazio ad un dolce piano che ci accompagna molto lentamente alla traccia successiva; potremmo paragonare la canzone ad una sorta di montagna che parte con una camminata piuttosto leggera che diventa più dura e frenetica arrivando fino alla vetta per poi scendere e sfociare nel piattume del lago! Forte davvero! "Ashes" è ha invece una struttura più regolare con una strofa delicata e anche un po' tetra con le tastiere degne di nota che dà spazio a un ritornello aggressivo e drammatico. "Morning On Earth" è invece una ballad davvero sensibile con quel sottofondo d'archi nel ritonello che scorre davvero morbido come una mousse al cioccolato, come direbbe il mio idolo Carlo Pellegatti... immaginate una mattinata d'autunno con la rugiada ancora sulle piante... a questo la canzone fa pensare!

"Idioglossia" è una canzone sicuramente più potente e cattiva coronata da chitarre distorte, riff elettronici, e perfino una ripresa di "Ashes"; degno di nota è il finale con il sound che diventa sempre più pesante fino a concludere con un pregevole riff sinfonico. "Her Voices" è probabilmente il pezzo migliore del disco: una misteriosa tastiera seguita da un piano sempre molto delicato danno spazio ad un ritornello più hard e dopo il terzo minuto ci imbattiamo in una parte strumentale davvero molto ben concepita con complessi giri di chitarra e tastiera che danno ai POS un po' di virtuosismo ma senza eccedere ai livelli dei Dream Theater; anche qui il finale sembra molto movimentato ma pian piano svanisce dando al piano la possibilità di concludere alla perfezione un brano davvero eccellente! E c'è spazio per un'altra ballad, "Dedication": basta una soffice chitarra acustica ben arpeggiata, un piano e qualche sottofondo di tastiera per aprire i cuori di tanti, tanti sognatori! "King Of Loss" è un altro brano in grado di spaziare dal melodico al forte e dal forte al melodico alternando delicate chitarre e note di piano a ritornelli violenti e rabbiosi con Daniel Gildenlow che offre una prestazione davvero drammatica; degno di nota è sicuramente l'assolo che interviene prima dell'ultimo ritornello, forse il solo più bello di tutto l'album, come anche l'intelligente ripresa del ritornello di "Used"!  "Reconciliation", che riprende "Morning On Earth" in veste più heavy è il brano più diretto guidato dalla potenza delle chitarre che si fonde con i suoni caldi delle tastiere e le urlate di Daniel... E comincia subito "Song For The Innocent", breve, con una prima parte più delicata con chitarra e tastiere che sfocia in una più aggressiva dove figura un altro splendido assolo. L'intermezzo "Falling" un sottofondo di tastiera che fa da cornice ad un assolo di chitarra ci introduce alla conclusiva "The Perfect Element" che in 10 minuti regala tutte le emozioni regalate nei 62 precedenti grazie alle ottime tastiere in chiave sinfonica, i tocchi di piano, i riff di chitarra e le prestazioni vocali sia di Daniel che degli altri componenti; il finale percussionistico chiude un'opera dove non è possibile trovare la minima sbavatura...

72 minuti sono troppo pochi per un album così! Moltiplicateli all'infinito e scoprirete che gli ascolti che ne farete non vi basteranno mai! Un album che vi terrà incollati davanti al lettore per mesi, anni, secoli, millenni, ere... Ma come mai non si possono dare più di 5 stelle? 6 mi sembra il minimo!

Elenco e tracce

01   Chapter I. "As These Two Desolate Worlds Collide": Used (05:23)

02   Chapter I. "As These Two Desolate Worlds Collide": In the Flesh (08:36)

03   Chapter I. "As These Two Desolate Worlds Collide": Ashes (04:28)

04   Chapter I. "As These Two Desolate Worlds Collide": Morning on Earth (04:34)

05   Chapter II. "It All Catches Up on You When You Slow Down": Idioglossia (08:29)

06   Chapter II. "It All Catches Up on You When You Slow Down": Her Voices (07:56)

07   Chapter II. "It All Catches Up on You When You Slow Down": Dedication (04:00)

08   Chapter II. "It All Catches Up on You When You Slow Down": King of Loss (09:46)

09   Chapter III. "Far Beyond the Point of No Return": Reconciliation (04:24)

10   Chapter III. "Far Beyond the Point of No Return": Song for the Innocent (03:02)

11   Chapter III. "Far Beyond the Point of No Return": Falling (01:50)

12   Chapter III. "Far Beyond the Point of No Return": The Perfect Element (10:09)

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Altre recensioni

Di  _Ozzy

 Veramente questo pastrocchio sonoro ... dovrebbe far ricredere chi è rimasto deluso e scottato dalla virata stilistica di un gruppo che è sempre stato ritenuto tra i top del progressive “intelligente” e mai banale?

 In sostanza un disco con ottime canzoni, arrangiamenti ridondanti ed esagerati e zero (dico zero!) senso.


Di  _Ozzy

 Un disco con ottime canzoni, arrangiamenti ridondanti ed esagerati e zero (dico zero!) senso.

 Daniel Gildenlow è un geniaccio e mi piange il cuore sentire come si pavoneggi cantando 4 stili diversi in 3 secondi di canzone.