Il mare magnum di note, intessute da complessi algoritmi, travolge l’ascoltatore. Il lascito della tormenta: Dell’odio dell’innocenza, Paolo Benvegnù, 2020.

Si tramanda, ho trovato una busta all’interno della casella delle lettere della scuola di musica in provincia di Perugia che frequento. Una busta anonima, ma indirizzata a me: sopra c’era scritto Per Paolo Benvegnù. Dentro c’era un CD con dei pezzi, io li ho sentiti e ho deciso di farli (1).

La melodia sprofonda l’ascoltatore nello spleen, talvolta lacerato dalla collera degli strumenti: i gemiti di un uomo che spera, sputa, scalcia, bestemmia; eppoi, di nuovo la malinconica quiete.

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Benvegnù narra di A. che solca una distesa fangosa, il respiro affannoso ed il passo incerto. Al vociare degli uomini preferisce le pietre: il silenzio è la verità (2).

Fugge. Qui non si riesce a pensare (3). Musiche da gorilla dentro ai centri commerciali. Gli animali di superficie sono allineati. Gli animali di superficie sono allineati (4).

Ah, direte voi, la rivoluzione! Anche i filosofi vogliono morire quando i soldati sparano in cortile (5). Ciascheduno ha le sue ragioni. Non esiste il bene e non esiste il male, ecco tutto: la merdosa distesa di fango.

La mesta figura si accampò; a occidente il sole tramontava in un olocausto dal quale si levava una colonna ininterrotta di piccoli pipistrelli del deserto, e a nord, lungo il tremolante perimetro del mondo, la polvere soffiata nel vuoto come fumo di eserciti remoti. Le montagne di carta da macellaio spiegazzata si stendevano con ombre angolose nel lungo crepuscolo azzurro, e a metà strada il letto invetriato di un lago in asciutta barbagliava come il mare imbrium, e branchi di cervi avanzavano verso nord nell’ora strema del tramonto, incalzati sulla piana da lupi dello stesso colore del deserto (6). La meraviglia del cosmo squarciò la mortifera medietà.

Al mattino seguente ritornò da Lei, non era tempo di soccombere alla folle insensatezza. Dimmi che sono anche io nel tuo inferno. Dimmi che sono anche io nel tuo inferno. Dimmi che sono anche io nel tuo inferno (7). Se non del tutto giusto quasi niente è sbagliato? Non corrisponde al vero, una flebile speranza.

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Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce (8).

Note:

(1) G. Zanichelli, Paolo Benvegnù racconta Dell’odio dell’innocenza, in www.xl.repubblica.it, 25.02.2020.

(2) Traccia 2 – Pietre.

(3) Traccia 5 – Infinito 3.

(4) Traccia 8 – Animali di superficie.

(5) Traccia 8 – Animali di superficie.

(6) C. McCarthy, Meridiano di sangue, trad. it. R. Montanari, Einaudi, Torino, 2014, p. 96; ed. orig. Blood meridian, 1985.

(7) Traccia 11 – Infinitoalessandrofiori.

(8) D. Thomas, Non andartene docile in quella buona notte, in Poesie, Einaudi, Torino, 2016, p. 32; ed. orig. Do not go gentle into that good night, 1951.

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