Uno se ne esce dal prodiberlusconi© che sta incazzato nero, e crede seriamente che non valga la pena votare. Un po' lo allevia il fatto di andarsene a vedere Paolo Benvegnù in concerto a 5 min da casa sua, però teme quasi che il pessimismo gli guasti il resto della serata.

Ma per fortuna, porcocazzo, la testa umana è fatta strana, e ha una scala di priorità tutta sua. E allora quando arrivi lì e lui attacca la prima canzone, è come se tutto si scioglesse e ti scivolasse via dalla pelle. Massì, vaffanculo va' prodiberlusconi©, la mia vita è ancora mia, fatta di quello che provo quando sono solo, massimo in due. Stasera sono solo. Stasera sono in due. Provo un affetto particolare per Benvegnù, uno dei pochissimi musicisti acculturati ma non nichilisti, con dentro una strana energia che travalica le storie che racconta. Parla di un mondo che risorge nonostante l'uomo e il suo grigiore. Contro l'uomo e il suo grigiore. Suona la chitarra dall'alto del suo metro e novanta, col vantaggio di chi le cose le vede da lontano. Ed ha un umorismo tutto suo, stralunato e non-sense, naif e tenero, spiazzante. Lo dissemina tra una canzone e l'altra quasi per caso, tra lo stupore dei (pochi) presenti. A volte sembra infastidito, come non trovasse, stasera, la perfetta sintonia col gruppo; ma è questione di un attimo, di un porcaputtana, di una corda rotta e via di nuovo, a sprofondare in questo abisso di luce.

Probabilmente dovrei entrare nello specifico, accennare alla scaletta, ai nuovi brani presentati in anteprima, a tizio a caio e compagnia bella, ma non riesco a farlo. Non è stato un concerto vissuto lucidamente, è stato un concerto sentito nelle ossa, nelle cartilagini e nei nervi, assaporato come si faceva una volta, quando di musica non capivi proprio un cazzo e qualcosa ti piaceva perché sì. Un concerto in trance, rito sciamanico contro la negatività di un presente (politico? mondiale? personale?) del tutto disarmante, avvilente. Benvegnù mi ha ipnotizzato, questo è quanto, ricordandomi che esiste ancora 'il sentimento delle cose e che, se abbiamo pazienza, loro sono sempre pronte a reinsegnarci lo stupore'.

E, finito il concerto trovarcisi a parlare, persona meravigliosa capace di farti sentire a tuo agio, di mostrarsi interessato di fronte a qualsiasi essere umano. Mi parlava come un fratello maggiore, augurandomi una buona vita, un mio posto nel mondo, che sia mio e libero, cane sciolto, che il resto conta poco. Mi dice di leggere Pasolini, in cui c'è una speranza, un furore, un'urgenza. Mi dice questa e molte altre cose, in pochi minuti, forse dieci forse mezz'ora. Non lo so, non lo so più. Mi ha ipnotizzato, di nuovo. E mi sarebbe piaciuto davvero rimanere lì a parlare a oltranza, il resto della notte. Facile che mi sarei dimenticato del tutto della mia tristanzuola lista di ciò che non va, della misantropia uggiosa e di prodiberlusconi©. Ma almeno per po', stasera, l'ho fatto.
Grazie, Paolo

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