Dicono che vivere intensamente sia qualcosa di ben diverso da ogni idea che la società moderna é stata indotta a credere al riguardo. Questo ricorre spesso nelle parole di mistici, guru e illuminati di varia natura. Ogni tanto in mezzo ai messaggi, bene o male tutti uguali, che caratterizzano la caotica cultura del pop, può far anche piacere trovare voci completamente fuori dal coro.

E' il caso di Paolo Spoladore, e di questo suo album, "UT". Nei suoi testi, di chiara ispirazione spirituale, la ricerca del trascendentale è ricorrente, ma il più delle volte riesce a coniugarsi perfettamente con tematiche attuali e di meno ampio respiro. Lasciando da parte credo e ideologie di qualsiasi genere recensiamo quindi l'aspetto musicale del disco, perché merita davvero un attento ascolto.

Quattordici tracce per oltre settanta minuti di musica che corrono via più che piacevolmente. Cd nello stereo, quello che colpisce immediatamente è la qualità cristallina del suono: sul package di cartone, raffinato quanto scarno, apprendiamo che l'album è stato registrato in Belgio e non ti aspetteresti tutti quei nomi per la produzione di una artista semisconosciuto ai più. A tal proposito, ogni riferimento che farò ad artisti più famosi è da considerarsi puramente indicativo.

Il disco si apre con le atmosfere pinkfloydiane di "Aprirò", il cui synth accompagna le strofe fino all'arrivo del ritornello elettrico. Segue "Bella", e si cambia registro in quanto è una pop song briosa e ritmata, accordi di chitarra semplici ma di effetto. Volendo trovarle un difetto il testo è forzatamente entusiasta e cade addirittura nella seconda combinazione di rima più abusata ("bella come una stella...") La tensione ritorna alla grande con "Amami". Come sonorità, qui siamo dalle parti degli Alan Parson's Project: intro di piano elettrico e poi si parte con un coro accompagnato da ritmiche marcate. La parte centrale della canzone è caratterizzata dai cambi repentini di accordi, e il lavoro di mixaggio è molto buono. Senza cadute arriviamo a "Corri", che chiude la prima parte del disco rinforzando l'impressione di aver davanti un prodotto molto ben concepito. L'arrangiamento è essenziale; dopo una intro di piano (la struttura è la stessa di "Amami") basso batteria e chitarra partono intessendo i ritmi di una rock song raffinata e trascinante.

"UT" sfrutta melodie non banali e intuizioni sperimentali ponendosi così nel solco del post rock d'autore; "Ecco" comincia che ricorda Brian Eno, un ipnotico loop arpeggiato e l'atmosfera si fa soffusa, poi i toni si riaccendono con il blues rock di "Cerca". "Ehjeh" è una sorta di lamento, in aramaico credo, che parte quasi in sottofondo tra i synth per poi crescere e palesarsi in un finale decisamente elettrico. La sola ballata del disco è "Alba"; intensa e coinvolgente, la voce di Spoladore si fa sofferta e modulata su tonalità decisamente più alte. Così arriviamo senza skip alla vetta del disco, la tredicesima traccia, "Vivere": ecco cosa succederebbe se Franco Battiato incontrasse i Radiohead. Alla soffusità delle strofe per sola voce e organo elettrico si contrappone un ritornello che esplode in un giro di mi minore e la.

"UT" è un ottimo esperimento, sicuramente sa sorprendere. Le intuizioni melodiche sono molto buone e gli arrangiamenti perfetti, la pulizia del suono è da applausi. Il risultato è un album di canzoni semplici ma ricercate allo stesso tempo che colpiscono l'orecchio e si fanno apprezzare per la loro inusitata freschezza.

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