"Locked inside this peaceful tomb, entwined on seas of endless bliss…"

Come i Death del compianto Chuck Shuldiner con il loro monicker così anche i Paradise Lost sono riusciti nell'ardua impresa di sintetizzare pienamente un intero modo di concepire la musica Metal semplicemente dando un titolo ad un disco ormai leggenda. Quanti gruppi infatti possono vantarsi di essere stati autori di un disco ispiratore e che ha svolto una funzione quasi evangelizzatrice soprattutto ma non solo, per quelle band all'epoca ai primi passi e che invece ora sono ai vertici assoluti del loro genere? Ormai molto pochi. Registrato con il supporto di una piccola orchestra GOTHIC è invece uno dei dischi fondamentali per capire la successiva evoluzione dei generi che ne sono stati palesemente influenzati ossia il Doom dei primi anni 90 e il Gothic (con Gothic Metal intendo dire il "vero" Gothic Metal; non quelle centinaia di gruppi che sostenuti dalle mode infestano il mercato con dischi di dubbia onestà e valore).

Come al solito incentrato su temi difficili come il dolore e la sofferenza a cui è condannato l'essere umano, a livello lirico l'album risente la pesante influenza del poema di Milton intitolato appunto "Paradise Lost" opera meravigliosa che narra gli eventi della Genesi biblica visti dall'ottica dell'uomo che paga ingiustamente il prezzo del desiderio della conoscenza di se stesso e del mistero della Vita e della Morte con il dolore eterno e la sofferenza perpetua. Ad aprire l'album è la title-track vero manifesto di tutto il disco. Il terrificante growling di Holmes declama parole di disperazione mista a rabbia, le composizioni sono plumbee e le chitarre di Mackintosh hanno un suono talmente cupo da risultare perfettamente inserite nel brano come urla lancinanti di dolore creando qualcosa di maestoso, raffinato ed inquietante. Altro elemento innovativo è l'utilizzo della voce femminile che accompagna con buoni risultati Holmes in gran parte dei brani.

 L'orchestra svolge alla perfezione il suo compito senza mai sovrastare la band e il risultato sono brani come "Rapture" o "Eternal" una delle canzoni più amate dai fan un capolavoro di livello assoluto. Altri highlights sono "Silent" in cui Holmes canta con una voce che farebbe impallidire chiunque ma sopratutto "The Painless" forse il brano migliore, vera gemma nera che rappresenta la sintesi ideale di tutti gli elementi cardini di questa opera magniloquente e profonda come forse mai per quanto riguarda il gruppo di Halifax. Il compito di chiudere è affidato alla strumentale "Desolate" interamente orchestrale e che termina nel modo più nero possibile questa gemma, perchè alla fine tutto ciò che potrete udire sarà il debole suono di una campana a lutto…

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