Il disco è uscito il 22 maggio 2007... Ma forse starebbe meglio tra "Icon" e "Draconian Times"... Pentiti "sinceramente" del loro sound pop rock, i Paradise Lost in 2 album compiono 2 passi indietro rispetto a "One Second". Infatti la line-up, rimasta invariata nei componenti principali in quasi 20 anni, dimostra che è capace di aprire e chiudere capitoli di sperimentazione facendo quasi finta che non siano mai esistiti. Le chitarre tornano piombose, la voce arrugginita, la batteria lumacizza...

Sono tornati a dimostrare di essere uno dei 3 Re del doom metal inglese. Infatti Il gothic che era
ancora vanamente presente in "Paradise Lost", viene scurito ulteriormente dai tempi sempre più lenti e dal cantato meno "eroico". Il tutto contornato da tastiere delicatissime e per lo più corali, o da abbellimento, ma raramente protagoniste di motivi melodici, che infatti spariscono quasi del tutto.
"Never for the damned" è la riprova immediata di quanto ho appena detto. Riff granitici, pesanti e monocorde di devastazione.

E alla voce sembra quasi Hetfield, rauco ma non in growl. La lunghezza media è di 4 minuti per canzone. Stessa storia per "Ash & Debris", che adornata da un pianoforte e un assolo scorre velocemente. "The Enemy", singolo tratto dall'album, è per forza la più ascoltabile, dotata di un coro e un motivo molto orecchiabile. Le idee non sono molte e quindi ancora una volta "Praise Lamented Shade" si regge su tempi lenti e un cantato stavolta più pulito. Molto più curate del solito le tastiere
qui. La traccia più suggestiva e piacevole risulta essere "Requiem", molto più studiata e intrecciata di motivi e tecnicismi, oltre ad avere ritmi decisamente più sostenuti, arrivando addirittura a passaggi quasi death. Accenni di sperimentazioni elettroniche in"Unreachable", che però si ritirano subito come un paguro per far posto all'ennesima combinazione di riff rocciosi e probabilmente già suonati. Proprio come "Prelude to Descent", "Fallen Children" e "Beneath Black Skies", che sebbene si avvalgano di secondi melodici, rimangono comunque fortemente sigillati al tema principale dell'album. "Sedative God" è la più pesante in assoluto, alleggerita unicamente dal cantato di Nick Holmes. Per il resto potrebbe essere facilmente confusa con una di "Gothic". L'ultimo pezzo, "Your Own Reality", è stranamente imbastardito da cori e elementi sinfonici, ma ben presto ci si accorge che il reparto ritmico-chitarristico ci riporta di nuovo in un doom metal puro come alle origini.

L'album non è pessimo, a chi ama il genere piacerà, ma ovviamente risulta ridondante per la maggior parte. Probabilmente sono pentiti davvero di "Host", del resto dal live "BBC Sessions" avevano trovato posto solo le vecchie glorie di "Gothic" e compagnia bella... O forse si sono accorti di essere molto più produttivi e graditi ai vecchi fan col loro genere primordiale. Gli Anathema sono gradualmente e definitivamente cambiati, i My Dying Bride si erano azzardati una volta a farlo per poi tornare precipitosamente indietro, i Paradise Lost c'hanno messo più tempo, in ogni caso non mi spiego questi pentimenti, se sono finiti i soldi, le idee o se davvero sono scelte stilistiche...

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