Arianna aveva perso il filo. Non solo, sembrava avere anche perso la testa. Per un tipo alto, prestante ed un tantino grezzo. Si chiamava Mino, ascendenze calabresi provenendo da Gioia Tauro, ma di araldica e nobile stirpe. Parrebbe che un’altra strana sera la madre di Mino, Pasifae, moglie di Minosse re di Creta, avesse a sua volta leggermente perso la testa per uno stupendo toro, addirittura raccomandato da Giove in persona. Un’attrazione bestiale a prima vista.
In questa notte inquieta, con i lampioni tremanti ed i regali giardini integralmente asfaltati secondo il protocollo dell’ordinanza di turno, siamo nel 2047 e le risorse idriche per rinfrescare la vegetazione scarseggiano. Va preservata ed irrigata di acqua e sali minerali invece la verde prosperità del Server; per esempio la mia nuova e fresca GPU va matta per la Perrier.
In questo labirinto senza via di uscita uno smilzo Teseo pensoso rifletteva mite su tutto tranne che sul fare l’eroe, col suo Fifty Malaguti statico cazzeggiava di far suo e con un mazzo di rose per l’amata Arianna ed ignaro delle nuove storie tese col Mino calabro. Poi quei labirinti facevano girare anche la testa e negli ultimi tempi gli era spuntata anche un po' di noiosa labirintite e labirinto a parte. Anche un po' di timore per quelle storie di gente che entrava e che non usciva più, si è fatto tardi ma aspettiamo ancora un po' la dolce Arianna questa sera. Nell’attesa timida era spuntata una scoperta, Teseo aveva scoperto questo artista stranissimo, credo americano, con una one man band denominata Part Time. Proprio davanti al foyer del labirinto, senza accenno di entrare e stravaccato sul Malaguti il nostro si stava gaudendo l’ascolto di questo album con il suo inseparabile Walman, Virgo’s Maze, in bambola a dire il vero più del solito. Prima osservazione l’opera non si limitava ad essere ascoltata ma addirittura si insinuava sotto la pelle, si attorcigliava intorno ai pensieri, già a dire il vero distorti di loro e risvegliava fantasmi, immagini di un passato vincente nel suo timbro analogico e unto di gommina. Altro che labirinto, quel tappeto di note ti sballottava ai bordi di un Discoring, in balia di uno strano tipo nasuto che ti sottoponeva a domande imbarazzanti e sconce, oppure internato sulla navetta spaziale di Scramble al primo livello nerd, quello dove devi in prevalenza solo fare attenzione a non cozzare in quegli amatissimi promontori rocciosi. Un grosso problema psicoanalitico del tempo è stato quello di non riuscire a comprendere come mai con tutta la cazzo di tecnologia di una navetta che gira a destra e manca per lo spazio profondo questa potesse sparare solo due pugnette di bombe per volta, che depressione cronica. E poi le taniche con la scritta Fuel, mesi e credit loans per capire che non erano mine vaganti ma taniche da colpire per recuperare il carburante e non far precipitare sto cazzo di caccia spaziale.
Virgo’s Maze non ha vie di uscita, è una danza notturna e pirotecnica nella follia degli 80’s, è preferibile starsene forse stravaccati sul Malaguti piuttosto che perdersi inesorabilmente in quel vortice labirintico.
Ci si perde, ci si ritrova, ci si dimentica. E quando quel disco finisce nella testa dopo tutti quei colori resta solo il silenzio ed il carico di tutte quelle domande senza risposta.
La band è in effetti una one man band, il progetto fa riferimento al front man David Loca, è californiano e Part Time è il suo mono maniacale veicolo musicale.
In rete ci sono passaggi poco chiari sulla sua persona, c'è qualcosa di torbido, forse una marachella, ma chissene frega qui la musica regna sulla realtà stravaccata ed in oblio. In effetti la musica presenta una strana essenza di libertà vigilata, siamo in una estetica autistica e Bedroom Pop, il cielo ed i sogni in frantumi in una stanza, suoni domestici, drum machine & Casio Keyboards. Come un viaggiatore dal passato torbido, appunto in libertà vigilata, con gli occhi scavati dal rimorso e le mani tremanti di sogni infranti. Cammina per le strade con la cadenza di chi ha visto troppo e vissuto male, le sue parole sono frasi rubate da diari dimenticati nei motel, le sue melodie sono suono del neon che sibila tra le crepe dell’esistenza. Virgo’s Maze è un mosaico di frammenti esistenziali e sconvolge per la sua complessità scenografica. E’ il frutto proibito di un’ artista esiliato ai confini di una camera da letto stile veneziano forse ? Dove ogni brano è un richiamo ad un dolce déjà entendu, dove l’esile confine di una traccia è un universo in cui possono convivere e coesistere Limahl, Morissey ed Elvis Costello ?
L’opener Cost of Living avanza su passi incerti, come un vagabondo che conta le stelle sopra di sé. Il basso sembra essere stato trafugato dalle mani di un esterrefatto Simon Gallup e pulsa con la stessa cadenza ipnotica di A Forest dei The Cure, avvolto in un’eco che sembra voler nascondere i peccati. La tastiera è invece Japan Gentleman Take Polaroid tutta la vita e come se non ci fosse un domani; è pazzesco quale conturbante visione possa materializzarsi nell’intimità di una camera da letto. Recupero frammenti e stracci dei testi, anzi no non li trovo, peccato, il brano mi piace, è cadenzato ipnotico ed ossessivo quanto basta.
La seconda traccia My James si muove più disinvolta, la sua melodia ricorda la malinconia urbana di qualche locale trendy e nerd romantic scolpito nel passato, con tastiere balzate fuori da qualche brano dei Visage, che scintillano come vetrine illuminate sotto la pioggia. Touch Me Responsibly è sfacciato nella sua bruma Electro Pop e stordente ti confonde in quel già citato déjà entendu tra echi di China Crisis ed il lieve synthpop con ciuffo degli A Flock of Seagulls. It’s Elisabeth è alt pop griffato d’ Albione scoppiettante, con tanti rimandi ai The Pale Fountains ed Atzec Camera. Con Science Shadow & The Religion on the Wall & The Garvo 623 ( uno dei brani più fiki dell’album ) si sale sulle dinamiche di una colonia spaziale con i Kraftwerk in filodiffusione, il testo l’ho trovato e me lo sono assaporato, ma che manigoldo questo David Loca, The Garvo 623 è Gary Numan che suona i Kraftwerk a bordo dello Scramble.
Pussy of My Dreams è la hit della controterra, praticamente per chi mastica la Marvel quell’universo strambo e parallelo al pianeta terra, qui viene addirittura riesumato e rivitalizzato Marc Bolan ed il risultato è un brano che non stonerebbe affatto in Electric Warrior.
Chiudo con la leggerezza stordente alla New Order di Strangest Eyes.
Teseo è caduto dal Malaguti.
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