Nel lontano 1975 viene alla luce il primo disco di Pat Metheny appena ventunenne. Al basso Jaco Pastorius, non ancora entrato nei Weather Report, e Bob Moses alla batteria, conosciuto nella Gary Burton Band.

L'album non riflette appieno le potenzialità che il gruppo poteva esprimere, una questione di esperienza (un paio di pezzi eran davvero poco collaudati), anche se le sonorità pesonali di Pat prendono già forma. Pat si diverte ed esprime le sensazioni del "rapporto carnale che ha con la sua chitarra" mettendo in musica tutte le idee a lui più gradite. Il trio è un forte stimolo per l'artista di Lee's Summit perché si deve cimentare sia alla melodia che all'armonia.

Dal punto di vista compositivo ed esecutivo è un album eccellente. Sono tutti brani di forte impatto, assemblati in maniera bizzarra. Oggi giorno "Bright Size Life" è un album fortemente spirituale per Pat, soprattutto pensando a Jaco. Tranne un medley di Ornette Coleman "Round Trip/Broadway Blues", ancora freschissimo, tutti i pezzi sono composti dallo stesso Metheny. Uno degli album più completi della sua discografia, con il contributo di una formazione eccellente. Le armonie semplici contravvengono a certi canoni dell'epoca presenti nelle forme di blues o negli standard jazz. E' il Metheny Style. Il solo di chitarra è sempre molto melodico, ed è evidente la ricerca di "note lontane", quasi da pattern. Mi riferisco in particolare a "Bright Size Life", che da il titolo all'album e "Unity Village".

"Unity Village" prende il nome da una vicina località di Lee's Summit, nella quale Pat passava le vacanze da ragazzo, "Uniquit Road" fu composta negli anni precedenti per spettacoli da pub, in cui il trio collaudava le proprie empatie.In questi due brani Pat suona la Gibson Es175, sovraincisa due volte. I soli sono molto articolati in un variopinto connubio di tonalità. Molte delle composizioni sono un aperto riferimento, nei climi e nelle atmosfere musicali, ai luoghi di origine dell'artista. "Missouri Uncompromised" è un blues intenso dove Jaco dà il meglio di se. In "Sirabhorn" e "Midwestern Nights Dream" Pat utilizza una sola chitarra, la Fender Coronado elettrica a 12 corde, e si cimenta in una delle sue prime strane accordature alternative. E' una melodia fatta a puntino per Jaco, che permette al bassista di esibirsi in un solo di grande impatto. "Omaha Celebration" ha una melodia raffinata dal sapore sudamericano e una straordinaria linea di basso.

Pat "partorisce" la maggior parte dei brani in modo immediato, nelle occasioni più disparate, nella solitudine delle stanze d'albergo, ad ore impensabili, spinto da sensazioni, malinconie, sentimenti e percezioni caratterizzate da spontanea immediatezza. Un album con una freschezza di suono deliziosa ed affascinante. Un talento, quello del chitarrista del Missouri, che trova la libertà di espressione prendendo spunto da ogni incontro, assorbendo il talento di artisti ascoltati on the road, imparando continuamente tecniche ed atteggiamenti, impossessandosi con avidità di ogni spunto per poi farlo proprio e riempirlo di personalità, che sarebbe emersa ed esplosa negli anni a seguire. Il ragazzo ha grande talento: la cosa è evidente per molti colleghi musicisti i quali affermano che lavorare con lui è un piacere, per l'innato senso della tessitura dello spazio, per la capacità di innovazione circa espressività e fraseggio, una sorta di "re del lirismo"tanto per citare il compianto Brecker.

A tanti anni dalla sua uscita, quest'album rimane certo tra i più riusciti ed è invecchiato benissimo. La chitarra di Pat, anche senza synth, non è mai piatta o monotona. E' come una "voce", spontanea, melodica ed espressiva.

Carico i commenti... con calma