Dove la main street dei Rolling Stones incontra l'angolo tra la 53ma e la 3a dei Ramones c'è la polvere delle strade sterrate dell'indiana. Ma Pat Todd parte con la sua versione di "California Here I Come" ("Meet me where the sidewalk ends"), come se la route 66 fosse sempre là ad aspettare il suo van scassato con gli strumenti dentro.
"Holdin Onto Troubles Hand" è il secondo lavoro di Pat Todd con i Rank Outsiders dove, dopo aver archiviato ma non dimenticato la pluriennale avventura dei Lazy Cowgirls, il nostro piccolo grande songwriter si conferma piantato, ancorato nel profondo delle radici americane.
Sporco country blues e grezzo rock 'n'roll da un talento sottistimato, misconosciuto e fatalmente non apprezzato per quel che vale di sincerità, energia e schiettezza. 20 canzoni tirate fuori da un mazzo di ben 64 (alcune ripescate anche dal prolifico passato) dopo sei mesi di lavoro nello studio di Earle Mankey, chitarrista degli Sparks e produttore anche di Cramps, Concrete Blonde, Possum Dixon, etc. che cuciono insieme Hank Williams, Mick Jagger e Dee Dee in un filo fatto di strade solitarie e locali ai bordi polverosi dove parcheggiare il pick up e trovare birra whisky e rock come carburante fino al prossimo motel. Un sound diretto, senza fronzoli e sì, esatto, poco originale ma interpretato in un modo che viene dal cuore e che trasuda Johnny Cash e New York Dolls insieme. Per me solo Pat Todd sa mettere insieme canzoni come queste senza stancare.
E come ha detto Blaine Cartwright dei Nashville Pussy "Pat Todd is the most sincere Rock 'n' Roll singer/songwriter on the planet. He makes the rest of us look like a bunch of fakers". E c'ha ragione.
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