…perché scommetto che se Paul Buchanan avesse avuto qualche soldo di avanzo, non avrebbe esitato a mettere  qualche supporto strumentale in più alfine di rendere un po’ più corposo questo pur affascinante “Mid Air”. No, non ce lo vedo proprio a difendere la causa del crooner a tutti i costi, del piano-e-voce-che-figata, né a spararsi le pose per la sua voce supersexi. Che lo è e che tanto basta.

Perché Buchanan è colui che ha scritto “Hats”, uno dei dischi più preziosi della mia discoteca. Tanto prezioso proprio perché ha voluto anni per essere compreso. Tanto perfetto e essenziale nei suoni  che quasi non credi a questo “Mid Air”: voce e pianoforte lungo quarantaerotti minuti. E le canzoni che per forza si assomigliano tutte. È un ascolto piacevole, certo. Ma i fan dei Blue Nile hanno sempre atteso tanto e preteso di più. E sono sempre stati ripagati. E con “mid Air”? lo siete? Io, forse, lo sono.

Con questo autunno che minaccia un inverno freddissimo potrebbe bastarmi solo questa coperta e la voce del buon vecchio Paul che languidamente mi sussurra: Ale, non uscire…  

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