Non ho ancora assimilato l'ultimo disco di Simon quel "Surprise" uscito nel 2006 che a "sorpresa", è proprio il caso di dirlo, ci mostra un cantautore stanco (nonostante dei testi sempre superiori alla media) ma voglioso di flirtare con l'elettronica, avvalendosi dell'aiuto di quel folletto di Brian Eno. Ma qualcosa in quel disco non ha funzionato. La coesione tra i due musicisti non ha portato ai risultati sperati con Simon che andava da una parte e Eno dall'altra. Un'occasione persa per entrambi, aspettando la prossima mossa di Simon.
Così, la nostalgia ha preso piede ed inevitabile sono andato ad riascoltarmi l'ultimo buon album di Simon, che purtroppo risale al lontano 1990, anno in cui uscì questo "The Rhythm Of The Saints".
Simon arrivava da quel capolavoro insignito di Grammy che fu "Graceland", un disco che mischiava in maniera sopraffina la musica americana con la musica aficana generando piccole gemme come "The Boy In The Bubble", "Graceland", "You Can Call Me Al"...Un piccolo capolavoro di world music, che Simon intende replicare dopo quattro anni con l'uscita di un disco della medesima fattura.
Se Graceland traeva ispirazione dai suoni africani, questa volta Simon si sposta in Sud America e in Brasile registra gran parte delle canzoni, avvalendosi dei musicisti del posto. Ne nasce un disco pieno di sfumature e colori, pieno di suoni e musicisti. Anche se complessivamente e qualitivamente le canzoni sono un gradino inferiore a quelle di Graceland questo album fa salire Simon nel piedistallo della world music. L'iniziale "The Obvious Child" con le sue percussioni suonate dal Grupo Cultural OLODUM danno la giusta carica e apertura all'album. Una delle migliori canzoni di Simon.
Il resto dell'album si mantiene su ritmi più bassi rispetto all'energica apertura. La liquida e sensuale "Can't Run But" ospita J.J. Cale (presente anche nell'evocativa "Born At The Right Time") alle chitarre mentre "Spirit Voices", scritta con Milton Nascimento, tra bonghi e congas ci trasporta direttamente nelle foreste amazzoniche. Anche in questo disco sono da apprezzare gli arrangiamenti capaci di far convivere strumenti a fiato e percussioni con tradizionali strumenti rock come chitarre e basso. Gran bel esempio è la stupenda "She Moves On" con i fiati di Michael e Randy Brecker che si insinuano tra le percussioni senza invasività.
Il disco sarà seguito da una fortunata tounèe e da un concerto gratuito a Central Park, a dieci anni di distanza dal famoso concerto con Garfunkel. Stavolta Simon si presenta senza il compagno ma con una band di quasi venti elementi, alternando vecchi successi alle nuove sonorità world. Il pubblico è delle grandi occasioni e stimato a circa settecentomila unità...
Purtroppo questo rimane l'ultimo guizzo del piccolo cantautore del New Jersey, poi ci sarà il matrimonio con Edie Brickell e...ma questo è solo gossip.
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