Al giovedì mattina vieni a sapere che il coinquilino di un tuo amico regala accrediti per il concerto dei Pearl Jam. Vuoi non andare? Di mio mai avrei speso 60, 70 euro per risentirli. Ho ancora vivo il ricordo del loro concerto del 2006 all'allora DatchForum. Se mi fermo a pensare risento dentro di me le migliaia di voci intorno che cantavano compatte “Alive”, “Jeremy” e gli altri ritornelloni classici.

La serata di venerdì è stata meravigliosa. Non il concerto, ma proprio la serata. Non ricordo un evento live estivo così piacevole e confortevole, sinceramente. Complice il clima, che ha rinfrescato il giusto la temperatura con una brezza leggera, e il periodo del solstizio, con un tramonto lunghissimo che ha incorniciato il palco per almeno metà concerto. E di fianco l'albero della vita con i suoi giochi di luce tamarri. Siamo arrivati tardi, verso le 20.45; impossibile arrivare vicino al palco, ci siamo posizionati a metà strada tra il bar e la zona pit. Una serata deliziosa, insomma, cadenzata dalle birre medie, dai sorrisoni, dalle corse a fare pipì per tornare al momento giusto, quando parte “Black”. Le foto e le risate con Giulia, i chilometri macinati lungo il Decumano di quello che era Expo, il ritorno in centro Milano con la metro della speranza, la cena alle 2 di notte.

Il concerto in sé non è stato male, ma ho avuto forte la sensazione del compitino. Va bene, Eddie Vedder ha avuto la laringite pochi giorni prima, e un po' si sente, qualche buco l'ha preso. Scaletta buona ma decisamente più corta del solito; qualche giorno dopo a Padova ci hanno dato dentro con alcuni brani preziosissimi come “Not for You” e “Indifference”. Anche a Milano qualche chicca c'è stata, ad esempio “Immortality” e “Release”, ma tutto sommato ci si poteva aspettare qualcosina di più. Nel senso che se di solito fai 27 pezzi e stasera hai deciso di fermarti a 20 (ci sta, è un festival) magari non tagliarmi fuori “Animal”, “Better Man” e “Rearviewmirror”. Taglia i pezzi abbastanza inutili degli ultimi dischi. Invece quelli li hanno fatti comunque, e nemmeno i migliori secondo me, permettendoci almeno di fare pausa per prendere le birre senza troppi rimorsi.

Musicalmente mi sono accorto che non fanno più per me, e infatti non li ascolto da anni. Da adolescente non percepivo la classicità che rischia di diventare mestiere di tanti assoli e ritmi. Oggi me ne sono reso conto un po' di più, come della levatura media di McCready, che qualche asso nella manica ce l'ha, ma diverse volte sembra più che altro riempire i minuti con un po' di ghirigori fini a se stessi. Insomma, non mi hanno rovinato il ricordo adolescenziale che ho di loro, perché comunque le canzoni sono e restano molto belle, soprattutto fino a “Yield”, ma non mi hanno nemmeno fatto venir voglia di tornare ad ascoltarli. Probabilmente non ho imbroccato la loro serata migliore. Restano dei dinosauri rock rispettabili.

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