Sarò breve:
Prima i CCCP avevano un certo gusto per la provocazione e la follia che rendeva la loro pochezza musicale passabile e intrigante: molto utili nei barbarici anni ottanta.
Dopo i C.S.I, gran passione per le sigle a la fiction americana, sono diventati quell'aborto pretenzioso dove il funereo canto di un tipo magro da far schifo ripeteva la medesima nenia sulla stessa nota fino alla morte dell'ascoltatore...
Messaggi umani e messaggi politici magari di qualche qualità, ma altresì testi pretenziosi e iettatori. come il canto del suddetto Biafra, con tutto il rispetto per il popolo menzionato.
Ora questi P.G.R., già la scelta del nome giustificherebbe un sonoro: "Avete rotto gi zebedei... ", ma torme di giovani "alterna" dal cane sempre pronto alla sfida, la pula alle calcagna e il libro di poesie in saccoccia, per far vedere che sono colti, li hanno accettati quali ottimi "poeti" del contemporaneo caos.
Quì l'urlo, sicuramente più articolato e fantasioso della nenia di quello magro, si fa d'obbligo e tra i due accordi di rigore e i testi che più pretenziosi non si può, ecco erutta un: "Basta." netto e conciso.
Elenco tracce e video
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Altre recensioni
Di vanamente
“Neanche a pensarci. Ed eccoli tornati ai suoni crudi, alle chitarre urlanti, alla batteria in primo piano e a Giovanni Lindo Ferretti che finalmente torna a cantare.”
“Vale più un cuore puro e un cazzo dritto d’ogni pensiero debole----anima dolce che stai tra i cottonfiock metti i piedi per terra sentirai che elettroschock----sia almeno sano scopare, umano atto animale.”
Di STIPE
Molti testi dell'album fanno riflettere sulla vita e sul nostro operato.
Con quest'album i PGR hanno scritto un qualcosa di importante, di immenso.