Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco hanno lasciato il gruppo.

Prima dell'ultima scissione i PGR avevano un album pronto, finito, cesellato. E poi tutto da cancellare, tutto da rifare. La Tabula Rasa che si manifesta ancora, proprio come un destino che lieve sorride ma non abbandona mai. Ma come l'ultima volta una nuova energia irrompe e con essa la voglia di rimettere tutto in gioco per cantare e suonare e lavorare, Peter Walsh come nuovo produttore e i magnifici studi della Real World di Peter Gabriel per amalgamarsi in pace.

"Noi" dice Giovanni Lindo Ferretti "facevamo musica contemporanea sofisticata, giocata su una voce femminile strepitosa e un pianoforte. Non avendoli più cosa dovremmo fare? I PGR di seconda categoria? Neanche a pensarci." Ed eccoli tornati ai suoni crudi, alle chitarre urlanti, alla batteria in primo piano e a Giovanni Lindo Ferretti che finalmente torna a cantare, a modulare la voce, per un punk raffinato e maturo ma pieno di energia.

Il primo brano è il racconto di una serata in taverna, di un concerto mai avvenuto a causa dell'acqua che scroscia e comanda, della gente umida e accaldata, stipata ed ubriacata. Un organo Hammond, reliquia del passato, disegna il rito delle braccia, della danza e degli amori, lo stesso suono che spaventa gli dei pagani, che sottolinea la voce di Giovanni che calda rammenta che Dio vive in quell'atomo divino conficcato nel cuore di ogni umano, legge gnostica per eccellenza che prepara al primo vero schock. Parte il secondo testo e un brivido percorre la schiena sulle note di Tamurriata Nera. Ma chi parla in napoletano? di chi è quella voce? "L'abominio fiorisce in pretesa innocenza" ed è il fantasma di Fabrizio de Andrè che si presenta, che si impossessa della gola di Ferretti e ti lascia ancora un attimo di vertigine prima che si scatenino le chitarre crude e violente per l'urlo incazzato della voce di Giovanni ritrovata " Vale più un cuore puro e un cazzo dritto d'ogni pensiero debole----anima dolce che stai tra i cottonfiock metti i piedi per terra sentirai che elettroschock----sia almeno sano scopare, umano atto animale."

Giusto un attimo per lasciarsi andare e respirare che qualcosa di Ko de Mondo riecheggia in Orfani e Vedove, ma sono sempre le parole che avvolgono, i testi irriverenti, sfacciati, duri e pregni di antica sapienza "Fui monaco, guerriero, eretico albigese, bandito, campai d'abigeato---la libertà un doveroso pericolo in verità" e il basso che ritma e incalza nei richiami orientali del quartetto d'archi che li accompagna. Finchè un Giovanni innamorato si abbandona a una notte di corpo e sentimenti in Tu e Io de "l'arcaico uomo animale---ecco che le mie mani su di te muovono in percorsi, disegnano arabeschi, tracciano diagonali", mentre le tastiere di Peter Walsh ondeggiano nel gioco d'amore che prosegue in Io e Te "Traverso la carne sfioro, attimo eterno, l'anima s'infuoca, comincia a vibrare, ingorda s'abbevera in piacere di finitezza e dolore---progetto divino, invidia degli Dei l'uomo". L'organo riprende il dominio in S'Ostina e le parole continuano a martellare la psiche "involucro di carne traboccante di umori, profumo dell'eterno che sgorga dall'abisso--- chi sei tu bello come il sole, chi sei tu più bella della luna, guardando te conosco la fortuna che gli Dei vorrebbero per sè". Poi l'ultimo omaggio a De Andrè in PGGGR "Non resiste Piero, la guerra non la fa, comunque morirà in un campo di grano, non una rosa, non un tulipano" e ancora la voce profonda, graffiata e recitante che conclude in


Si Può
e mi sembra di tornare
in un sogno che conosco
che attraverso con timore
che mi lascia solo rabbia

me ne voglio andare
per monti a camminare
essere migliore
studiare, lavorare

...un sogno che conosco
che ho incrociato
che detesto
e che non finisce mai

me ne devo andare
voglio respirare, al galoppo urlare
farmi bene, farmi male
.

Sono senza fiato. Il disco è finito. Premo play e mi immergo ancora.

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