"C'era una volta un cavaliere di nome Picchio dal Pozzo. Questo cavaliere abitava in un bellissimo castello sul mare, sulla collina di San Martino, con a fianco una pineta. Con le chitarre acustiche di "Merta" il cavaliere si svegliò e scese a contemplare l'alba sul mare. Mentre guardava il sole rosso sorgere, vide nella pineta una figura misteriosa canticchiare e giocare con una palla:

"La Re Re Fa Fa
Mi Fa Mi Re Do Si La
La Re Re Fa Fa Mi Re

Do Fa Fa La La
Fa La Sol Fa Si Re Do
Do Fa Fa La La Fa Fa"

Raccolse un osso di seppia e si avventurò nella pineta per cercare quell'essere. Quando entrò, si rese conto che la pineta era incantata, dai sintetizzatori allucinati. In un brusio strumentale fatto di tastiere, chitarre e percussioni impazzite, Picchio dal Pozzo corse da tutte le parti per trovare un'uscita da quella foresta magica, ma invano. Allora si placò, e anche gli strumenti si placarono. Aveva perso le speranze, quando la figura misteriosa si avvicinò. Aveva i capelli lunghi ed era bassina, con un vestitino di bambola. Picchio dal Pozzo si mostrò sorpreso, non pensava che si trattasse di una bambina. "Ciao", disse la piccola, "Mi chiamo Rusf". "Allora sei una ragazza! Ciao, io sono Picchio dal Pozzo" disse il cavaliere. La bambina rise e intorno a loro si radunarono parecchie belve. Rusf ripeteva:

"... dunque Rusf è una donna
ovunque Madonna, Madonna
allora guarda la palla
fin'ora cavalla cavalla
mango trita carota
fandango Toyota Toyota
Silvan laggiù nella belva
salva selva selva
picchio dal pozzo
boh boh boh"

All'improvviso, Picchio dal Pozzo si ritrovò fuori dalla pineta. Ormai era il tramonto, e lui capì che era successa una cosa strana e che doveva intraprendere un viaggio per avere le idee chiare. Si incamminò ed arrivò al Po, quando vide una meravigliosa upupa svegliarsi con il suono di un magnifico flauto. Il cinguettio dell'uccello era fatto di fiati e tastiere giocose. Picchio dal Pozzo ballava con il ritmo del cinguettio. L'upupa si trovò disorientata, fra i Moog e gli altri strumenti. Con un ritmo giocoso ballonzolò, e Picchio dal Pozzo rise, ma capì che anche l'upupa doveva intraprendere un viaggio, perciò la seguì:

"... e l'upupa piano si svegliò
si sentì il suo canto
mentre il sole se ne andò
adagiato sul fiume
mentre nel buio lei
s'involava nel freddo del Po."

Picchio dal Pozzo la seguì nel tramonto, tra meravigliosi sassofoni e cori cavalcò verso Ovest, dove il sole stava scomparendo. E ci fu un momento di affiatamento tra i due che metteva i brividi. Poi ognuno prese la sua strada e il nostro cavaliere cavalcò veloce verso l'Oriente. Vide i paesaggi deserti, sentì il freddo della Siberia, finchè il flauto non lo portò in Cina, tra gli accordi di piano. Tschincinnata stava curando i suoi fiori, e scacciava le api con freddezza.

"L'animale ha l'anima
la mano non ha l'anima."

Questa fu la riflessione del nostro, tra cori e campane. Con malinconici accordi di piano jazz Picchio dal Pozzo decide di tornare a casa, tra mesti sassofoni e tastiere impazzite. Il ritorno a casa avvenne in una bolla magica costruita dal pianoforte. I cori fanno ricordare a Picchio dal Pozzo la sua avventura. Ad Est vede il mare irradiato dal sole, con i gabbiani che lo sorvolano, ad Ovest i mandorli in fiore e i ponti di legno, rievocati dalle chitarre orientaleggianti. E poi la Siberia, meno fredda questa volta, e i deserti e finalmente il colle di San Martino, il castello, il mare e la pineta. Oramai l'avventura è conclusa, e Picchio dal Pozzo sente che questa avventura gli è servita, ma non ha capito perchè. Viene accolto con un assolo liquido, e decide di scendere sulla spiaggia, ad ammirare questa volta il tramonto. Cullato dai flauti placidi e dalle leggere note del pianoforte, Picchio dal Pozzo si addormenta. Off."

Capirete che se un album mi fa vivere questa avventura senza l'ausilio di droghe è certamente un capolavoro.

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