Bagnoli, stretta tra la N.A.T.O. e il mare, tra l’Italsider e il cielo, è dove è cresciuto. Quando il bambino non era nemmeno il prurito di una mutanda, nemmeno una X nel ciclo dell’azoto, la fabbrica chiuse mandando tutti in pensione anticipata. Quando il bambino era bambino, il suo mondo, Bagnoli, era popolato solo da vecchi con i denti strani e da bambini con le ginocchia nere. In estate si stava tutti in strada per tutto il giorno. Si tornava a casa solo per dormire e per mangiare. Giocavano a calcio - le saracinesche dei negozi erano le loro porte -, si prendevano a sputi in faccia, ascoltavano, quando erano proprio esausti, le storie dei vecchi che avevano più scioperato che lavorato, che avevano visto i funerali di Berlinguer e Togliatti, che avevano qualche dito in meno, qualche piede strano, che avevano inghiottito acciaio e fuoco per decenni e che avevano dimenticato la prostata in qualche posto che non ricordavano bene. Quando arrivava Settembre l’estate finiva e quando l’estate finiva il bambino era solo un bambino che, seduto in un banco di scuola, desiderava la strada. Con la testa poggiata su una mano, le maestre parlavano, lui non le ascoltava. Pensava a Gennaro o’giurnalist’ e se, seduto in quello schifo di edicola, tifava ancora per la Fiorentina. Pensava a Mario della ginepesca e se aveva messo le nuove vasche. Ai bambini con le ginocchia nere non pensava, quel tempo non era ancora arrivato.

Tommaso cammina sui marciapiedi di Roma scalciando le pietre con le suole nuove delle vecchie scarpe. Ha il pantalone che quasi gli arriva al ginocchio, la camicia logora. Camminava con Enzo, quello più sveglio che si alzava qualche piotta con le attenzioni del maestro. Tommasino lo invidiava. Tommasino vorrebbe per se tutte le piotte di questo mondo - ieri come oggi -, vorrebbe avere i denti per azzannare questa vita, per prendere a morsi il tempo, per fuggire dalle borgate. Di anni ne sono passati, ma il vento che, dal basso verso l’alto, insulta la giacca di Tommaso è lo stesso, lo stesso di quell’alba che scompigliava i capelli di Enzo qualche istante prima che il tram gli tranciasse un piede, qualche ora dopo aver fatto serata per strada. Le nuvole se ne sono andate dopo che Dio ha pisciato sui tetti delle case dell’INA-Casa per tutta la notte, il vento ha preso il loro posto. Tommaso è cambiato, ne ha viste tante da dimenticarsi cosa dovrebbe pensare per ogni avvenimento accadutogli. Da quando si è salvato dalla tubercolosi, da quando sta con Irene - si, la pischella robusta con i polpacci di una vita di stenti -, da quando è uscito dall’ospedale si sente meglio, si sente per la gente, si sente comunista. Lui è comunista, non quelli della sezione. E’ convinto o almeno crede, per quel poco che sa di sapere, che così dovrebbe essere. Tommaso ha promesso che quella dell’altra sera al cinema è stata l’ultima volta. Non farà mai più una pippa a qualche invertito de niente per alzarsi qualche piotta. Fa niente, non si farà mai più domenica sul bordo del fiume con Irene. Fa niente. Non perchè è una cosa brutta, solo perchè non gli va più. Ci pensava mentre si cercava l’ultimo pezzo di sigaretta che aveva nella tasca della giacca, guardando stipati nel bar quelli che qualcuno definirebbe gli amici di un tempo. Basta, si diceva, basta co’ tutto. Questo si diceva, senza percepire che la sua vita stava...

1959 - Una vita violenta, Pier Paolo Pasolini. Analisi marxista, prodotta da tesi marxista, riguardo i condizionamenti nella vita del sottoproletariato, sotto forma di romanzo di, quasi, formazione. Morta la morale, sostituita dai condizionamenti economici e dalla pulsione sessuale, non c’è serenità, compassione, amor proprio e amore per il prossimo, felicità e sensibilità che tenga. Si muore dentro, si fermano i pensieri. I pensieri non servono a niente. Non sono i pensieri che ti sfameranno. Non ti sfamerà nulla in questo mondo fatto per gente che desidera solo denti. Denti per fagocitare sè stessi e tutti gli altri.

<< I riferimenti a singole persone, fatti e luoghi reali qui descritti sono frutto di invenzione: tuttavia vorrei che fosse ben chiaro al lettore che quanto ha letto in questo romanzo è, nella sostanza, accaduto realmente e continua realmente a accadere. >> PPP

A N. morto di violenza, da violento, da giovane, da bello... lasciando ai brutti la brutta vita.

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