C’è poco di Pierangelo Bertoli sul DeBaser. Sono passati quasi 18 anni dalla sua morte avvenuta il 7 ottobre 2002. Giorno funesto perché dieci anni prima lo stesso male si era portato via Augusto Daolio, cantante dei Nomadi. Bertoli era un cantautore o, meglio, un cantastorie perché molte musiche delle sue canzoni sono state scritte da fidi collaboratori (Marco Dieci e Marco Negro su tutti). Era diretto, ti diceva le cose a brutto muso (anzi a muso duro) senza mandartele a dire, come si dice. Nella sua carriera si è speso anche per i diversamente abili (ricordate lo spot dell’incidente e della cabina telefonica stretta per farci passare la carrozzina?) senza mai utilizzare la sua condizione fisica, magari per fare breccia tra discografici o ascoltatori. Scoperto e lanciato dalla leggendaria Caterina Caselli non ha avuto paura di manifestare il suo credo anticattolico e marxista leninista. Sempre pronto a spendere una parola per gli ultimi e per chi non aveva voce, incapace di ipocrisie. Eppure oggi se chiedi a qualcuno di Bertoli ti risponde “quello della luna dal monte” oppure “Bertoli chi?”. Senza stare a menarla sulla storia dell’artista finito nell’oblio scrivo solo qualche riga su un album uscito nel 1986, un LP doppio intitolato “Bertoli studio & Bertoli live”. Il disco ideale per chi vuole avvicinarsi alle canzoni del cantastorie di Sassuolo. Un disco con 10 canzoni studio e un disco con 10 canzoni dal vivo. Un fatto strano, non certamente da addebitare alla carenza di registrazioni live dato chePierangelo girava la penisola in lungo e in largo a cantare le sue canzoni.

Tra i pezzi in studio spiccano “Maddalena”, una delle prime canzoni scritte per i transgender con un testo crudo accompagnato da una splendida fisarmonica (“Maddalena sopra ai viali quando è buia la città. Con la barba ben nascosta e una gonna di taffetà”) e la famosa “Pescatore” cantata in duetto con una sconosciuta Fiorella Mannoia. Ma è la parte live che è sorprendente perché contiene alcune perle sconosciute ai più. A cominciare da “Così” il cui testo è quello che più rappresenta Pierangelo e che fa ben comprendere il suo pensiero (“gli amici sai gli amici tante volte mi dicono che sono un piantagrane, che parlo senza un poco di rispetto, che amo più gli oppressi o le puttane”). In concerto la voce di Pierangelo Bertoli è potente e sicura (nonostante il fumo…) e si fa sentire nel brano “La luna è sotto casa” che è quasi un canto di vittoria, un monito per le vittime di dipendenze che non sono solo le droghe, evidentemente. Semplice e diretto, tipico del cantastorie, il testo è un’accorata esortazione a essere se stessi, a non piegarsi, a non cercare risposte nella fortuna o nei dogmi religiosi (“se cerco qualche cosa la voglio perché c’è; ti lascio ai tuoi pensieri, ai tuoi santoni indù, ai dogmi di una fede tra il suicidio e la virtù”). Il disco live, oltre alla conosciuta “Eppure soffia”, brano ecologista sugli scempi perpetrati dall’uomo sulla natura con un risvolto però ottimista perché nonostante tutto il vento soffia ancora e scompiglia le donne tra i capelli, contiene la meravigliosa “Sera di Gallipoli”, non certo la cittadina turistica di oggi, ma quella dalle vecchie mura bianche di calce. Pierangelo dà voce ai bambini che giocano a pallone scalzi sulla strada e a volti anonimi, come quello che appare da una finestra che “è un volto senza sesso e senza età”. Un cenno, infine, merita “Varsavia” dove il Bertoli comunista si dissocia dall’ideologia rossa sovietica e scrive un testo rabbioso e pungente. La canzone prende corpo dopo la morte di un giovane attivista di “Solidarnosc” a seguito del’introduzione della legge marziale di Jaruzelsky. Una canzone rabbiosa, un grido per dare voce, ancora una volta, agli oppressi, ad un popolo la cui libertà è stata calpestata. Un brano che all’epoca varcò i confini nazionali tanto da essere tradotto ed ascoltato di nascosto nella stessa Varsavia a causa della censura. Allora molti capirono che parte dell’ occidente non li aveva dimenticati perché “a stare in trincea sono gli uomini normali, non i vescovi e neanche i cardinali”.

Ho avuto la fortuna di assistere in gioventù a due dei suoi concerti. Non ricordo il nome dei musicisti che lo accompagnavano e che ci davano dentro con passione, tranne quello del batterista: tale Pierluigi Calderoni.

Un artista che merita di essere “riascoltato”, indipendentemente dalla fede cattolica, dall’orientamento politico e dall’età.

R.I.P. Pierangelo.

Elenco tracce e testi

01   Cent'anni di meno (03:46)

02   I miei pensieri sono tutti lì (04:21)

03   Maria Teresa (04:20)

04   Favola (03:05)

05   Pescatore (04:06)

06   Voglia di libertà (03:40)

07   Certi momenti (04:35)

08   Così (05:16)

09   Per dirti t'amo (03:25)

10   La luna sotto casa (03:43)

11   Sera di Gallipoli (04:48)

12   Caccia alla volpe (04:33)

13   C'era un tempo (04:24)

14   Eppure soffia (02:46)

E l'acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento, malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte,
Un'isola intera ha trovato nel mare una tomba,
il falso progresso ha voluto provare una bomba,
poi pioggia che toglie la sete alla terra che � viva
invece le porta la morte perch� � radioattiva

Eppure il vento soffia ancora,
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori, li bacia e non li coglie.

Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale,
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si � avvolta di un nero sudario.
E presto la chiave nascosta di nuovi segreti
cos� copriranno di fango persino i pianeti,
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori

Eppure il vento soffia ancora,
spruzza l'acqua alle navi sulla prora,
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori, li bacia e non li coglie
eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne,
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli.

Eppure il vento soffia ancora!!!

15   Varsavia (04:48)

16   A muso duro (05:13)

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