Il tour del 1974 portò i Pink Floyd alla consacrazione mondiale: 

David Gilmour, giunto ormai al suo apice di chitarrista e compositore, sfoggiava superbi assoli a bizzeffe;

Roger Waters, la mente del gruppo, nel pieno della sua creatività; 

Richard Wright, il più grande tastierista di sempre, che con il suo tocco pacato dava il giusto impulso al sound del gruppo, rendendolo quello che noi conosciamo;

Nicholas Mason, invece, mostrava a tutti la sua grande dote dietro le pelli e, soprattutto in questo live di cui adesso vi parlerò, mette in risalto la sua genialità di batterista.

Sappiamo già in molti che non esistono album ufficiali del tour di "The Dark Side Of The Moon", quindi dobbiamo ricorrere ai tanto osannati bootleg. Come già dicevo prima, questo fu uno dei tour più importanti del gruppo, che raggiunse la sua mannificenza il 16 Novembre 1974 all'Empire Pool di Wembley. Questo è quello che si disse su questo live, citazione presa dal Melody Maker, quotidiano inglese:

"Per i Pink Floyd è giunto il momento di riprogettare lo spettacolo dal vivo. Si esibiscono in arene vaste e ventose ma non fanno nulla per rendere più 'umani' i loro concerti: l'atmosfera che ne risulta è quella di alcune migliaia di robot che rispondono a un computer. La serata di mercoledì all'Empire Pool di Wembley non ha fatto eccezione. È stato come sedersi al buio in casa propria e ascoltare i loro dischi a un volume un po' più alto di quello che ci permetterebbero i nostri vicini, con più acuti di quello che chiunque vorrebbe ascoltare. È rock questo? Una band che esegue i suoi ultimi due album con meno variazioni possibili? È stato tutto talmente freddo, impeccabile e distaccato. I Floyd hanno modificato l'intero concetto di rock; hanno trasformato il palco in uno studio di registrazione in presa diretta, rinunciando al vincolo umano tra artista e pubblico." 

Questo ci fa capire che nelle esibizioni dal vivo i Pink Floyd hanno proposto, fin dagli inizi, un'esperienza sia visiva che musicale innovativa, diventata un punto di riferimento per le epoche successive. In Inghilterra essi sono stati i primi a realizzare, con l'ausilio di Mike Leonard, quello che viene definito light show: in questo tipo di spettacolo i musicisti sono una figura secondaria nella coreografia dell'esibizione, che vede come protagonisti luci, laser, fumi, fuochi d'artificio ed effetti speciali di vario genere. Sono stati inoltre tra le prime band a portare in tour, oltre agli innovativi sistemi di diffusione sonora quadrifonici, un impianto luci proprio, che negli anni si è espanso sempre più, raggiungendo dimensioni impressionanti.
Ma parliamo di questo live adesso. L'audio è eccezionale, tanto da far sembrare questo bootleg un vero e proprio live ufficiale, per certi versi molto meglio della versione live di Ummagumma. La scaletta è composta, ovviamente, da tutta l'esecuzione del "Lato Oscuro della Luna" con l'aggiunta della maestosa suit Echoes, estratta da Meddle. 

Il battito cardiaco, il ticchettio di un orologio, delle risate sparse qua e là, un registratore di cassa, Richard Wright pronuncia della parole apparentemente senza senso... lo spettacolo ha inizio. L'equilibrio viene spezzato da un urlo sovrumano, che introduce una versione molto più oscura e lunga di "Breathe". Queste atmosfere oniriche e sognanti ci dicono che non bisogna abbandonarsi al ritmo frenetico imposto dal lavoro, ogni tanto sarebbe meglio fermarsi a trarre un respiro (in inglese, breathe) nell'aria. Tutto sfocia poi in "On the Run", munita anch'essa di quel tocco oscuro e della durata di circa 5 minuti. Il sintetizzatore di Richard Wright è il padrone assoluto e sembra regnare su tutti gli altri strumenti. Ad un 1 minuto e 54 secondi dall'inizio si sente un'altra voce, questa volta di Roger Manifold, il manager per le tournée dei Pink Floyd, che esclama: "Cogli l'attimo, il domani non esiste. Sono fatto così." Esclamazione che si rifà quindi al tempo che passa... "Time" da sfogo al duetto di voci tra David e Richard, che culminano con un lunghissimo e fantastico assolo, per dare vita ad un vortice di emozioni uniche che solo i Pink Floyd sanno dare. Si mostra subito anche quella vena psichedelica che non ha mai abbandonato il gruppo in tutta la sua carriera e che consacra questa versione ad esecuzione monumentale. In dissolvenza Richard Wright suona un pianoforte e ci mostra il grande spettacolo nel cielo: le urla sembrano rimbombare nell'universo, preannunciando l'arrivo imminente della vecchiaia e della morte... ovvio proseguio di "Time". "Money" rimane più o meno uguale a quella in studio, se non per un tono decisamente più incalzante ed aggressivo ed un assolo chitarristico che esce un po' fuori dagli schemi progressive, raggiungendo anche il blues, amore mai rinneggato da parte di Gilmour. Un lungo intermezzo di tastiera introduce "Us and Them", fornita di molto più pathos rispetto alla versione originale, complice anche il jazzeggiante sax di Dick Parry più marcato. Una lunga, strumentale e sperimentale versione di "Any Colour You Like" (nella quale vi è anche l'aggiunta di alcune voci, il tutto assolutamente improvvisato) ci mostra un Nick Mason in grandissima forma, soprattutto nel finale. "Brain Damage", molto più lenta e malinconica, introduce una solenne "Eclipse" che chiude l'esecuzione di questo grande caposaldo della musica. Gli spettatori esaltano ed elogiano il gruppo, che poi decide di chiudere in bellezza: viene introdotta "Echoes", la suite per eccellenza. Non oso dilungarmi molto sulla manificenza di questo brano (ho già detto molto nella mia recensione su Meddle), dico solo che questa versione è forse una delle migliori mai eseguite (inoltre vi è anche il sax, assente in quella studio). 

Forse uno dei migliori live non ufficiali della band, consigliato a tutti i fan dei Pink Floyd e della musica in generale.     

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