Torno fugacemente per scrivere una piccola recensione a proposito di un disco di cui si è già detto molto, se non tutto. Ma l'occasione mi sembrava appropiata: non lo ascoltavo da secoli, eppure, nonostante i suoi 44 anni "Nero a metà" rimane un capolavoro dalla prima all'ultima nota. Forse l'apogeo di Pino Daniele, ed è incrrebile se si pensa che all'epoca era solo al terzo album (ottimi anche i primi due) e aveva solo 25 anni.
Uscito nel 1980, "Nero a metà" segna l'inizio delle "indagini" musicali più complesse ed elaborate del Pino Daniele Sound, quelle che mescolano in modo sorprendente dialetto napoletano e suoni d'oltreoceano, il blues su tutti, e in effetti un brano ironico e trascinante come "Nun me scoccià" sembra più uscire dalle cantine di New Orleans che dai Quartieri Spagnoli, eppure il dialetto non tradisce, nasce tutto nel capoluogo campano. Con un gruppo di musicisti da far invidia a qualsiasi band statunitense (i nomi sono quelli di Gigi De Rienzo, Agostino Marangolo, James Senese, Enzo Avitabile, solo per nominarne alcuni) Pino Daniele costruisce un album di 41 minuti in cui ogni nota trasuda voglia di vivere (anche nei brani più malinconici) e amore per la musica.
Notevole fin da subito "I say I' sto cca", con un memorabile attacco di sax, e fin da subito vengono messe le cose in chiaro, quello che seguirà sarà un festival sonoro senza precedenti (in Italia, a questo livello, in quegli anni nessuno era ancora arrivato), e tutto il Belpaese s'innamora di ballate languide come "Quanno chiove" o pezzi a dir poco "elettrici", in cui è impossibile stare fermi come "Musica musica". E per far capire che il blues è fonte d'ispirazione principale ecco la meravigliosa, e altrettanto scatenata, "A me 'me piace 'o blues".
Notevoli, oltre ogni aspettativa, anche i momenti intimi. Nel lato A a farla da padrona è "Voglio di più", brano pacifista con alcuni passaggi da brividi (i bambini con l'accento "sbagliato") e la velocissima (dura meno di 2 minuti) "Appucundria" che non va tradotto con l'italiano ipocondria, ma col napoletano "profonda malinconia" e che chiude la prima bellissima facciata.
Nel lato B c'è "Alleria", che meriterebbe un discorso a parte. Questo segnala Google: "Alleria è una parola che nella lingua napoletana ha un significato profondamente malinconico. È quella brezza leggera che arriva mentre stai pensando a qualcosa. Riportandoti indietro nel tempo, a momenti più felici. Vuol dire anche allegria ma con un velo che si deposita sopra e rende tutto più ovattato". Tutto cambia, il tempo passa, si cresce, si migliora?, si peggiora?, ma va così, e quel senso di malinconia che è in noi resta, e ce lo racconta da par suo Pino Daniele con poche note e tanta consapevolezza. Forse, a sentirlo ora, a 40 anni, il pezzo migliore dell'album.
Da segnalare la chiusa tutta musicale di "Sotto 'o sole", che sarà anche il titolo di un suo live datato 1991.
Un album spettacolare, con soluzioni musicali di altissimo livello, testi spesso geniali e un modo di concepire, ed intendere, la musica passati da tempo di moda. Da Pino Daniele a Tony Effe il passo è stato, purtroppo, breve.
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