Orgoglio italiano degli ultimi dieci anni, ritornano in studio una delle band italiane più apprezzate all’esterno negli ultimi anni.
La loro strategia di mercato è stata inusuale per i nostri giorni: lungo tour partito a Giugno nella loro napoli (ero personalmente presente) e durato per qualche mese, fino al lancio dell’album, avvenuto solamente 3 mesi dopo. E questa strategia dell’attesa, ha forse giovato a quest’album e alla sua diffusione. Ma ora ascoltiamolo.

I planet funk sono maturati. E’ quello che emerge dal primo ascolto di questo (attesissimo) album della band tosco-napoletana. Dimenticate album tipo quello del loro esordio: raccolta di (grandissime) hit, derivate da vari periodi di attività, varie collaborazioni e varie idee.
In quest’album, invece, c’è un idea molto ben definita: prendere tutti i vagiti e gli eco del pop anni 80 e rimasticarlo con dei denti del 2011. A partire dal nuovo vocalist, Alex Uhlmann, che ha una voce che a tratti ricorda vagamente quella di Dave Gahan. D’altronde c’è sempre stato un’ammirazione dei PF rispetto agli anni 80, e forse l’ex vocalist Dan Black, non aveva quel timbro adatto che ricercavano. Con Alex forse si è raggiunta la quadratura del cerchio e quindi la loro maturazione ultima come band: si perché già il fatto che ci troviamo davanti un album di musica elettronica\pop di soli 9 brani, è già indice di qualità preferita alla quantità.
Inoltre (escluso il piacevole singolo “another sunrise”, di enorme successo) non si trovano singoli di forte impatto, ma una grande coerenza sonora ed una piacevole atmosfera leggera.
In queste ammiccanti nove variazioni cromatiche, oltre al primo singolo sopra citato, c’è da segnalare la collaborazione con Giuliano Sangiorgi dei negramaro nella traccia “Ora il mondo è perfetto”, sintesi della loro voglia di mischiare il pop all’elettronica, in un ottica modernamente retrò.
D’altronde è stato sempre questo il gioco forza di questa band: quella di sapersi rinnovare sempre, di esprimere sempre musica diversa, album diversi (es. il concept “Static”). Musicalmente questo potrà assomigliare più al loro secondo “The Illogica consequence”, che forse peccava in alcuni passaggi a vuoto, qui totalmente assenti.

Insomma, non ci troviamo davanti al disco dell' anno o del decennio, ma vale la pena ascoltarlo almeno una volta, perchè i Planet Funk, dopo più di 10 anni di carriera e hit sparse qui e lì, dimostrano definitivamente di fare della buona musica dotata di anima, e di questi tempi non è proprio poco.

 

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