Dopo aver scritto capitoli importanti per il cosiddetto filone post-emo-core, con due album veramente belli ed ispirati a cui però mancava qualcosa, e dopo una non troppo a fuoco virata in campo major, con il precedente lavoro per atlantic, i Poison the well se ne escono con il loro migliore album non più per major, ma per la piccola ma potente, in campo metal-core, ferret music.

Decimata la formazione da 5 elementi ai soli 3 fondatori, e forti di un sound ora come non mai variegato che prende a piè mani da varie influenze senza copiare e senza soprattutto strafare, riescono a scrivere il capitolo della maturità artistica.

Il sound si allontana dall'emo tradizionale per abbracciare soluzioni ancor più sofferenti e a tratti apocalittiche, come nella stupenda quanto pesante "pleading post" (che nell'apertura centrale assomiglia addirittura a certi cult of luna), o come nella conclusiva "the first day of my second life", in cui si raggiungono vette di tristezza mai espresse dalla band, forti soprattutto di una prova canora, del cantante Jeffrey Moreira, spettacolare per intensità e dinamicità espresse. Passano da partiture serrate a partiture dolci ed intense con una disinvoltura che solo i grandi posseggono, riuscendo ad essere convincenti e a far provare brividi lungo la schiena in varie occasioni; bellissima in tal senso "nagaina", oppure "you will not be welcome", due dei loro migliori brani di sempre.

Si sentono varie ripercussioni del passato, come gli accenti hardcore che si rincorrono per tutta la durata dell'opera; ma anche molti elementi noise, debitori della scuola americana dei redivivi unsane, come il muro di suono oscuro e appunto rumoroso di "composer meet corpse", bellissima nel suo incedere paranoico e disperato. Il disco trasuda anche una non esigua dose di rock grezzo, stoner e bluesy, e "naive monarch" ne è l'esempio.

Sono rimasto piacevolmente colpito da questo lavoro; è riuscito a coinvolgermi del tutto mantenendo sempre desta la mia attenzione, cosa che soprattutto il precedente album, 'you come before you', non aveva saputo fare, e ne sono felice; soprattutto per il semplice fatto che in campo emo, perché sempre in questo settore siamo, c'è qualcuno che alza la cresta e si discosta non poco dai soliti schemi cari a questo genere, riuscendo ad andare oltre, sperimentando e sorprendendo.

Complimenti...

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