Parto dal b-side (più o meno convenzionale, a seconda che si consideri l'edizione in mini-cd o quella in vinile 7") dell'annunciato primo piazzamento sanremese, nonché nuovo best-seller commerciale (l'album e il singolo omonimo usciti in contemporanea sono già primi in classifica).
L'edizione del Festival di San Remo di quest'anno, peraltro illuminata dalla partecipazione di Domenica Bertè, in arte Mia Martini con uno dei suoi brani più belli del periodo più recente ("La Nevicata del '56") è stata caratterizzata dalla re-introduzione dell'orchestra, nonché dalla particolarità della partecipazione di un gruppo, i Pooh, che al plateau del successo commerciale, con la vittoria praticamente data per scontata decide di fare a meno dell'accompagnamento orchestrale (unico caso dell'intero Festival).
Tornando alla prima traccia in esame, si tratta dell'unica composizione di tutta la lunga produzione della band di Facchinetti, Battaglia, Canzian, D'Orazio, interamente strumentale. Intitolata significativamente "Concerto per un'Oasi" fa da ponte tra il più recente pop-rock dell'album "Oasi" e questo nuovo lavoro di studio, la track era inclusa nella raccolta in edizione limitata "Un altro. . . Pensiero", che presentava i singoli in ordine cronologico inverso (dalla citata overture strumentale del 1989 a "Pensiero", anno 1969). Particolare perché fa da perfetto contraltare (e studiato) alla canzone che tutti i fan conoscono e acquisteranno, perché per la prima volta non c'è nessuna delle quattro voci, e per l'arrangiamento sinfonico: un crescendo sincopato in apertura, con l'attesa esplosione della track in percussioni e tastiere, volutamente suona come un inno, e sembra (vagamente) richiamare il remotissimo ricordo dell'effimero periodo prog, nonché il pop italiano con la produzione Hi-Tech nipponica di "Asia Non Asia" (il mood è piuttosto simile).
Venendo alla a-side, la canzone intitolata "Uomini Soli" racchiude due elementi piuttosto eccentrici: il primo si richiama a quanto detto prima, vale a dire una canzone scritta da un gruppo che ha fatto largo impiego di archi, timpani, fiati e (perfino) in un caso campane tubolari e che suona senza tale musica di sfondo, il secondo è il carattere (a suo modo) spiazzante della canzone. Cos'è esattamente "Uomini Soli"? un brano per chitarra acustica-tastiere e voce (più xilofoni a scandirne i passaggi drammatici)? Senza percussioni? Senza i consueti cori? Senza traccia di sonorità rock? Per chi scrive, al momento dell'esibizione del gruppo (anteprima del brano su singolo) è stata un'emozione fortissima: difficile scollarsi da davanti lo schermo, che metteva in scena una formazione schierata su un'unica linea, in attesa di capire che canzone fosse, difficile per chi descrive ora non ammettere che al termine il senso di liberazione da un pathos fortissimo fu eguale solo alla sorpresa di una canzone tanto imprevedibile quanto emozionante...
Come fare a non rimanere colpiti dall'invocazione quasi blasfema posta al climax del ritornello, a non sentire qualcosa che già era dentro me, e che quel brano, così poco convenzionale, così poco allineato alla "canzone all'italiana" riesce, (come poco dopo l'esibizione Red Canzian ebbe a dichiarare) "a tirar fuori"?
La mia ipotesi è che "Uomini Soli" fu scritta (e scelta) ad hoc nella consapevolezza di dividere la critica e unire in un unanime, enorme plauso (anche in senso commerciale) il pubblico. Un brano duro, pur in una forma musicale semi-acustica, nei contenuti, talvolta scabrosi (mettere in scena gli infiniti nodi conflittuali nella relazione con l'altro sesso in termini così drammatici e quasi accusatori non è cosa esattamente usuale per il Festival di San Remo, né lo sono parole come "magari tu ci sei, e problemi non ne hai" riferito al Padreterno). Riuscire poi a vincere sulla tranquillità di un consenso stellare e nella prospettiva di un ulteriore incremento di vendite mi permette di dire che proporre un brano così atipico e poco classificabile (i termini di paragone potrebbero essere "Teorema" di Marco Ferradini o "Portatemi Dio" di Vasco Rossi...) è quasi definibile un atto coraggioso. Un brano in cui (mi si passi la definizione) c'è più "rock" (per come viene tradizionalmente inteso: rabbia esistenziale, urgenza espressiva, etc) in questa strana canzone che in molte invettive in tradizionale assetto a due chitarre distorte, basso, batteria, subwoofer e volumi adatti a casse mega-bass, e attitudine aggressiva/provocatoria.
Al tempo stesso l'obiettivo è raggiunto: nel suo carattere di unicum, scarna ed essenziale questa riesce ad essere una perfetta canzone Pop: cioè che riesce a unire il pubblico più che a dividere la critica, perché parla a tutti, perché la maggior parte degli spettatori si identifica, e perché ha un grande, e coraggiosamente affermato, fondamento di verità. Che è assai più diretta e immediata a livello comunicativo di molti colti ed eruditi versi poetici che le stesse verità (peraltro scomode) affermano in modo sottilmente allusivo, trasversale o per infinite e (non sempre ai più accessibili) metafore letterarie.
Quattro stelle per i due brani, meno una per il resto (CD VERSION)...
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