Hey tu…Sì tu. Specchiati.

Accendi la luce e osserva attentamente il tuo viso. Cosa vedi? Ti riconosci? Forse è da molto che non ti guardi bene; forse sono passati mesi, magari anche anni. La tua vita è come te l’eri immaginata quando, nell’ora di matematica, fantasticavi guardando fuori dalla finestra? Come ti senti quando ti alzi la mattina?

Per ogni amore che nasce c’è né uno che muore; per ogni destino che ci eleggiamo, c’è un altro che si dissolve. Sei tu che guardi lo specchio o è la tua immagine che sta guardando te? Chi sei tu? Stai sorridendo compiaciuto o hai la fronte corrucciata? Hai fatto un buon pranzo? Hai raggiunto i tuoi obiettivi quotidiani? Riesci a vedere qualcosa?

L’essere umano è almeno duplice; siamo anfibi capaci di sguazzare nelle nostre feci o di sussurrare alle stelle. Guardati bene! Fango e sorgente purissima; nero ed azzurro; speranza e desolazione; Vita e Noia; Magia Nera e Magia Bianca.

Ogni medaglia ha il suo rovescio, ogni Energia contiene anche il suo contrario; causa e conseguenza, essere E non essere.. Guardati bene, guardati; vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio.

Tutto questo i Popol Vuh lo sapevano benissimo.

Magia Bianca:

Nel giardino del re, un gigantesco ibis eclissa il sole mentre ci sciacquiamo dai nostri peccati; un’elettronica spettrale infesta per un attimo i sotterranei della coscienza, ma ogni preoccupazione terrena è lontana; la Vita è nel Tutto circostante. Un lieve tintinnio di campane tibetane e linee di tabla pizzicano le corde segrete dell’anima che si fa inquieta, anelante. In un crescendo di percussioni l’ibis volteggia sopra di noi e plasma l’elettronica che ora serpeggia sinusoidale ed instabile; volteggia, ci protegge e le sue ali spazzano via l’Energia in eccesso. La calma è ritornata. Un “minimal-jazz” spirituale; cristalli di pianoforte e brezze chitarristiche si sciolgono nell’acqua sorgiva ed accompagnano il volo dell’ibis che sfuma lontano, all’orizzonte.

Magia Nera:

Nella cattedrale risuona un terrificante, poderoso ed estenuante bordone d’organo a canne; risuona a ciclo continuo, senza soluzione di continuità. L’Apocalisse è propiziata. Cori monacali filtrati elettronicamente intonano salmi eretici; percussioni tribali sconsacrano le Chiese e il clangore di timpani a nere ondate ora prevarica, ora si intreccia con l’organo. Sulla cima di una scogliera osserviamo pietrificati un mostruoso maelstrom sottostante; disumana bellezza che ci inchioda sulla roccia su cui attendiamo, da un momento all’altro, la fine del mondo. L’organo infine ripiegherà su se stesso e la maestosa liturgia inghiottendoci ritornerà da dove era venuta, dal nulla.

Spegniamo la luce ora. Per oggi abbiamo visto abbastanza.

Carico i commenti... con calma