La paura fa novanta.

E' la mia novantesima recensione ed ho bisogno di un disco da paura; avevo pensato ad uno split album tra i Napalm Death ed i nipponici S.O.B. Ma ho posticipato l'incontro-scontro tra queste due massime entità Grindcore.

Ho scelto infine i Praxis: manipolatori totali di suoni. Imprevedibili nelle loro soluzioni sonore estreme.

Progetto nato dalla mente di Bill Laswell che raduna intorno a se per questo secondo disco, datato 1994, una formazione da antologia. Primo fra tutti il jazzista "eretico" John Zorn. Ci sono anche Buckethead, Brain, Mick Harris, Yamatsuka Eye: non servono ulteriori mie parole di presentazione di personaggi musicali così importanti

C'è da perdersi nell'ascolto dell'album; nove brani si susseguono in quarantacinque minuti che ingurgitano di tutto. Free Jazz, Dub, Ambient, Funk, Metal. Ed immediatamente dopo il tutto viene rivomitato, innondando l'ascoltatore di violentissimi schizzi al vetriolo. Una forma di terrorismo sonoro alienante e totale.

Non è un caso che fra tutti i collaboratori spicca la figura di Zorn; e per questo che ritengo di paragonare "Sacrifist" a "Torture Garden" dei Naked City, in particolare in quelle diaboliche rasoiate sonore come l'iniziale "Stronghold". Novantaquattro secondi sparati a velocità siderale, tra chitarre stoppate, campionamenti vari, batteria vorticosa. Con gli strilli acutissimi ed indemoniati di Yamatsuka che vengono amplificati dal rumoroso ed impazzito saxophono di John: anfetaminici.

I rimanenti otto brani fanno lievitare la mia soglia di paura ben oltre il fatidico novanta.

Dateci un ascolto; ne uscirete a pezzi...

Ad Maiora.

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