Veniamo subito al dunque: i Primus sono, dai loro ormai lontanissimi esordi, i numeri uno della Musica per il sottoscritto (cosa già ampiamente ricordata su Debaser con un altro nick name...E qui mi fermo, sperando di aver mosso e toccato la curiosità di tanti utenti).

E' un bootleg questo disco, confezionato per il tour di promozione del primo album registrato in studio: quel "Frizzle Fry" autentica pietra angolare di un suono contorto ed ingarbugliato, diventato negli anni seguenti un imprescindibile marchio di fabbrica della band. La qualità del suono, cosa rarissima in questi casi proprio perchè stiamo parlando di un bootleg, è decisamente buona: la voce con quel timbro irriverente ed il basso di Les fanno da sicura guida alle divagazioni strumentali di Larry alla sei corde. Senza dimenticare la batteria fricchettona e sincopata di Tim, capace di reggere senza problema alcuno qualsiasi tempistica.

Doveroso spendere due righe sull'assurda copertina, con i tre giovinastri ridotti a dei pupazzi all'interno di una sudicia pentola e messi a bollire in un liquido ancor più sudicio; e qui il rimando all'immagine della cover dell'esordio del trio di San Francisco è piuttosto eloquente (confrontate gente, confrontate!!).

L'onore di aprire il disco spetta alla vulcanica "The Toys Go Winding Down" che si muove con un andamento lento e flemmatico, lasciando subito dopo il posto ad un'accoppiata micidiale: "Frizzle Fry" e "John The Fisherman". Metal, psichedelia stravolta, funky, infinite aperture jazz: con quel proverbiale "scazzo" e quel sarcasmo che mai abbandonerà i Primus in tutta la loro carriera. Un Crossover totale, centrifugando nomi pregiati come George Clinton, Zappa, Minutemen, Rush ecc...ecc...(e a questo punto cinque buoni minuti di religioso silenzio si rendono quantomai necessari, almeno così credo).

Tutto il live si sviluppa nello stesso modo, con infiniti e grotteschi passaggi strumentali dove regna sovrana l'improvvisazione; arrivando tra sane e robuste risate al brano migliore del lavoro. Quella "Tommy The Cat" dove è ancora una volta il travolgente basso di Les a furoreggiare: in un finale che d'improvviso fa il verso ai Metallica di "Master Of Puppets", con il riff portante di chitarra ripreso in maniera incontrollata dal basso del Signor Claypool!!: MOSTRUOSI.

Opera non fondamentale ma interessante compendio per capire le radici di una band unica ed irripetibile (per quanto mi riguarda il massimo dei voti è comunque scontato, visto come ho aperto la recensione)...TOO MANY PUPPIES...

 

 

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