Sebbene distanti dalla cruda musica degli esordi, i Punkreas proseguono il loro percorso contestatorio contro la società. Tematiche sociali miste a banalità imbarazzanti, classico ska punk mescolato a nuove sfide musicali.

Quanta pioggia è caduta sulle vie da quel lontano 1989, quando i milanesi Punkreas fecero uscire per l’etichetta Atomo Records uno dei prodotti punk più interessanti dell’epoca. Sono ormai lontane le arrabbiatissime hits di “Isterico” e “United rumors of Punkreas”.

Oggi la band, sotto l’ala della major Universal, ha abbandonato la rozzezza di “No cops” e “Anarchico” per avvicinarsi ad una melodia meno rude e forse più matura. Il gruppo di Parabiago, nell’interland milanese, dà alle stampe un sesto album sicuramente più bizzarro e variegato di tutti i precedenti capitoli: se fino a “Pelle”, disco capace in breve tempo di ampliare il bacino d’utenza della band, ogni lavoro di Cippa e soci intervallava brani di struttura punk rock ad alcuni altri di puro ska core, con “Falso” si aggiungono inusitati ritmi reggae, latini e power-rap.

Quest’ultimo lavoro, come ammettono gli stessi autori è frutto maturo della gavetta che per anni il gruppo ha dovuto affrontare per riuscire ad approdare ad importanti festival musicali come Independent Day, Vans Warped tour e Goa Boa. Il nuovo disco è un lavoro allegro e spensierato per ciò che riguarda la musicalità e impegnato, polemico ma a tratti qualunquista per quanto riguarda le argomentazioni proposte. Una sesta fatica che propone nuove ritmiche, un nuovo batterista, ma vecchie tematiche e atteggiamenti obsoleti che se pur legittimi appaiono spesso frutto di semplice banalità. Esempi di chiaro Meltin Pot qualunquista sono “Più di voi“ che, sulle note punk rock, si schiera a favore del mondo operaio, e la title-track che inveisce contro la politica della clonazione. Di miglior fattura sono “Elettrosmog”, ironico e spietato fendente contro l’inquinamento acustico provocato dalle antenne di Radio Vaticano, e la tiratissima “WTO”, ispirata al ricordo di Carlo Giuliani, “per non dimenticare quello che è stato”, rabbioso e feroce rimando al G8 genovese.

Dal punto strettamente musicale, le canzoni meglio riuscite sono senz’altro “Canapa”, apologia del tetrahidrocannabinolo, censurato da Rai e Mtv (ti pareva!), e lo Ska di quel “Mondo proibito” goloso di iconicità televisiva, in cui “veline del potere” indossano un’accattivante e superficiale ruolo della seduzione. La latineggiante “Toda la noche”, inno danzereccio e puro divertissement, conclude l’opus ultima dei Punkreas che lascerà scontenti i fans di più vecchia data, ma troverà sicuramente nuovi proseliti, soprattutto nelle nuove giovani leve.

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