Ultimamente avevo proprio una voglia matta di recensire dischi pop-rock appartenenti alla tipica muffa dei primissimi anni ottanta. Il disco muffoso in questione rappresenta uno spicchio della mia adolescenza.

I Quarterflash furono (almeno qui Italia) la classica band da “one hit wonder”. Originari della provincia dell’Oregon debuttarono nel 1981 con il singolo “Harden my Heart” facendo subito il botto: n. 3 negli States e comparsate televisive in varie trasmissioni.

Le ragioni sono anche affettive, in Italia nella primavera-estate 1982 (fece capolino nelle charts americane a marzo) questo era uno dei brani tormentone ed io me la sorbivo in continuazione dalla radio di mio cugino e dai vari juke-box nei torridi ed assolati pomeriggi di vacanza, tra una partitella di calcio e una pausa gelato al chiosco.

Che musica proponevano? Beh Considerate che musicalmente sono una sorta di Blondie “dei poveri”, ovviamente un po' meno “Punk”, e simili come sound ad artisti come Pat Benatar e The Motels. musiche sicuramente virate su una new wave leggera ma molto ben arrangiate. L’elemento sonoro portante e tratto peculiare del gruppo è il l’ardente e focoso sax della Front-woman Rindy Ross. Ma anche la solida sezione di chitarra di Marv Ross non è da meno.

“Harden my Heart”, il singolo che trainò l’album, ha sound datato come si dice in questi casi, ma è allo stesso tempo ancora splendida. Il sax gli dona quell’atmosfera soft-rock tipicamente fine settanta, inizio ottanta….USA, ovviamente.

Di quegli artisti che hanno sparato il singolone azzeccato in classifica ho avuto spesso la curiosità di ascoltare l’intero album a ruota. Ebbene in alcuni casi il resto dell’LP si è rivelato all’altezza (se non superiore) alle aspettative del singolo stesso. Alcune volte è successo l’esatto opposto: singolone acchiappa-cervello e album piatto, deludente e scontato. Ebbene in questo caso siamo invece in una perfetta via di mezzo. Le restanti canzoni presenti non sono disprezzabile e annoverano anche un paio di perle, dando così al disco una patente di lavoro sostanzialmente abbastanza riuscito.

In definitiva: ci sono alcuni momenti deboli come la anonima “Critical Times” e la innocuamente smielata “Love Should Be So Kind”, e diciamo che a livello di sound il disco non invecchia particolarmente bene, ma "Harden My Heart", "Find Another Fool" e "Try To Make It True" suonano ancora splendidamente assieme a “Right Kind Of Love” che a mio avviso è, con quel suadente incipit iniziale di sax, la vera perla del disco al pari del singolo. Ma in generale anche i restanti brani “tengono” abbastanza, fatte le due eccezioni di cui sopra. Insomma un bel debutto, pur senza gridare al miracolo.

Poi dopo questo LP il buio o quasi. La band ci ha provato ma non aveva abbastanza benzina nel serbatoio per reggere oltre questo bel debutto. I successivi album sono in generale abbastanza scialbi e senza mordente. Si salvano tre-quattro brani dal successivo “Take Another Picture” del 1983 e poco altro dei restanti due Lp conclusivi.

Domandona che va tanto di moda negli ultimi anni: questa musica può essere definita AOR?

Beh diciamo che nel grande calderone di quel “sottogenere trasversale” che è l’Adult Oriented Rock ci può stare. Quindi direi sicuramente di si. Qui è meno presente l’elemento Hard/Heavy ma la produzione pulita, il pathos del cantato, i cori con voci armonizzate e le atmosfere tipicamente “americane” lo possono di sicuro collocare nel famoso calderone.

Tra l’ironico ed il criptico il videoclip girato all’epoca, con la nostra Rindy Ross in una mise attillata da sala di danza stile Flashdance e distruzione finale della baracca con un caterpillar dall’interno della quale la nostra non riusciva a trovare la via d’uscita.

Elenco tracce samples e video

01   Harden My Heart (03:52)

02   Find Another Fool (04:34)

03   Critical Times (05:08)

04   Valerie (04:21)

05   Try To Make It True (03:38)

06   Right Kind Of Love (03:52)

07   Cruisin' With The Deuce (04:12)

08   Love Should Be So Kind (03:12)

09   Williams Avenue (07:56)

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