Eclettico, lungo ma mai prolisso, profondo, emozionante e a tratti struggente, maturo, ispirato, in una parola splendido; aggettivi per nulla esagerati, anzi, perfettamente calzanti per un album come questo. Dopo un masterpiece come "You Well-Meaning Brought Me Here" Ralph McTell non si era più ripetuto su livelli così alti: album ottimi ma sempre incompiuti, sempre notevolmente al di sotto di quel capolavoro, come ad esempio "Not Till Tomorrow" del 1972 e "Easy" del 1974; il tempo passa e chi non si sa adeguare alle mode del momento, chi non è capace di vendersi, chi tiene la schiena diritta viene inevitabilmente risucchiato nel gorgo dell'oblio. Succede così anche per il buon Ralph, e nel 1995 sono passati ben nove anni dal precedente album di inediti. "Sand In Your Shoes" non lo aiuterà a riacquistare la popolarità dei tempi di "Streets Of London", ma si tratta a tutti gli effetti di uno straordinario ritorno per questo grande cantautore.

"Sand In Your Shoes" mette in mostra un Ralph McTell diverso, direi evoluto e migliorato sotto tutti i punti di vista rispetto agli anni del suo glorioso passato: innanzitutto la sua voce è notevolmente migliorata, non che prima non fosse gradevole e ben intonata, ma gli anni l'hanno resa più calda, espressiva ed affascinante, e poi è più un cantante folk in senso stretto: "Sand In Your Shoes", caratterizzato dall'importante e decisiva presenza di Martin Allcock dei Fairport Convention nelle vesti di produttore, arrangiatore e polistrumentista, riesce a parlare di tematiche come depressione, inquinamento, emarginati, religione, pulizia etnica ed Olocausto mostrando nel contempo una gamma di stili e sonorità davvero lussureggiante, che fa si "Sand In Your Shoes" un album assai affascinante ed immediato, che regge senza alcun problema l'impegnativa durata di quasi settanta minuti. "Tous Les Animaux Sont Tristes" è pop-rock ad altissimi livelli, basato su un classico arpeggio di chitarra acustica irrobustito da un bel basso pulsante e cori femminili: è una di quelle canzoni nate per conquistare al primo impatto, grazie anche ad un ritornello francofono splendidamente catchy; una bellissimo potenziale singolo, appena velato da una lieve sensazione di mal di vivere che, se fosse stato proposto da qualche artista più "istituzionalizzato" sarebbe diventato una hit di successo, ed è solo la prima sorpresa; a cui fa seguito una "The Islands" impregnata di elettronica ed atmosfere celtiche, epica e drammatica; in cui allo sbiadito ricordo dei Vichinghi e delle loro navi si sovrappone la minaccia ben più viva ed incombente delle catastrofi ambientali causate dalle petroliere. In "Sand In Your Shoes" Ralph McTell riesce a proporre vari stili con esiti sempre ottimi: un po' di country-pop semplice e spensierato con "I Don't Think About You", un pizzico di sorniona riflessività su ritmi estivi e rilassati scanditi dalle maracas nella titletrack "Sand In Your Shoes" e spensierate atmosfere irish-folk, con tanto di flauti e uilean pipes nella conclusiva, serena e sognante "An Irish Blessing".

Tra la vasta gamma di stili e sonorità presenti in "Sand In Your Shoes" spicca il jazz: Ralph McTell si cala alla perfezione nelle vesti di crooner nella suadente ed agrodolce atmosfera retrò di "Daddy's Whistling Home" e soprattutto in una sontuosa "Care In The Community": capolavoro, un autentico instant classic, sei minuti di fumoso, elegantissimo ed evocativo blues-jazz in cui emergono storie di personaggi sull'orlo del baratro e persi nell'indifferenza, ma non manca neanche il tradizionale folk acustico: l'estatica "Still In Dreams" è la canzone che più richiama il vecchio Ralph McTell, soprattutto per il suo arpeggio iniziale che ricorda molto "Genesis I Verse 20" ma a colpire è soprattutto la struggente "Jesus Wept": Gesù, nei suoi ultimi giorni di vita, perfettamente conscio di quanto sarebbe dovuto succedere viene colto dallo sconforto, e riesce a vedere il futuro, quello che sarebbe accaduto dopo la sua morte: capisce che il male dalla terra non sarebbe stato tolto e prevede l'inquisizione, "the conversions of the innocents he swore he would protect", il sangue che sarebbe stato versato nel suo nome e cosa ne sarebbe stato del suo messaggio, e ricorda anche la sua infanzia ed i suoi genitori: un ritratto delicato, commosso e soprattutto meravigliosamente umano. "Peppers And Tomatoes" è invece l'episodio più rock del disco: un midtempo molto potente, carico di tensione cadenzato da una batteria martellante e da un'incalzante linea di basso e contaminato da sonorità celtiche, il testo è molto esplicito e non lascia adito a dubbi, ispirato dalle guerre nella ex Jugoslavia: secoli di pacifica convivenza che si trasformano repentinamente in odio e violenza: i temi importanti che contraddistinguono il disco sono ben presenti anche nelle ballate: l'orchestrale, maestosa "The Enemy Within (The Band)" allude alla chiusura delle miniere di carbone in Inghilterra, ed alle conseguenze nefaste a cui avrebbe portato, mentre una più scarna, cupa e drammatica "The Case Of Otto Schwarzkopf", trasposizione musicale di una poesia dello scrittore ebreo Shmuel Huppert rievoca i fantasmi dell'Olocausto ancora vivi e minacciosi, chiudendosi con un eloquente ammonimento: "Pray humanity what it cannot see through tears, the cry of yesterday before tomorrow".

Canzoni come "Tous Les Animaux Sont Tristes", "The Islands", "Care In The Community", "Jesus Wept", "The Enemy Within", "Peppers And Tomatoes" e "The Case Of Otto Schwarzkopf" sono di quelle che lasciano il segno, che colpiscono e riescono ad arricchire l'ascoltatore sotto tutti i punti di vista; sette capolavori, e considerando che anche il resto dell'album è tutt'altro che scadente l'unica conclusione possibile è assegnare il massimo dei voti a questo meraviglioso album: il capolavoro di un musicista maturo, ispirato e capace di rinnovarsi; eccellente sia per il sopraffino gusto stilistico e la capacità di creare belle melodie che per la profonda sensibilità e l'impegno dimostrato nel songwriting, che è una caratteristica che ha sempre contraddistinto Ralph McTell e che qui viene messa particolarmente in risalto, in maniera molto più caratterizzante e centrale. "Sand In Your Shoes" è un album che merita di essere riscoperto, ascoltato ed elogiato con ogni aggettivo possibile, non posso che parlare bene di un grande e sottovalutato songwriter come Ralph McTell. E questo album è il suo lavoro migliore insieme a "You Well-Meaning Brought Me Here", ed anche il suo testamento artistico.

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