Qualche settimana fa, in uno dei miei "viaggi" musicali, ho acquistato questo album di Ralph Towner. Devo ammettere sinceramente che la confezione semplice ed essenziale mi ha colpito positivamente. La custodia del compact disc è ricoperta da un involucro di cartone che riprende la stessa immagine in bianco e nero presente sul booklet, all'interno c'è una foto rettangolare del chitarrista. Per qualche frazione di secondo, mi è sembrato che la custodia fosse bagnata dalla pioggia, anche se quel giorno non stava piovendo. In realtà era solo l'immagine della copertina del disco che rappresenta il parabrezza di un auto sotto la pioggia. La visuale del paesaggio davanti al parabrezza è sfocata e si può distinguere vagamente un tratto di strada con alcuni alberi.

Scusate... ma sono sempre stato un attento osservatore di immagini di copertine di dischi.

In questo album completamente strumentale Towner suona la chitarra (classical & 12-string guitar). Il risultato dell'opera è assai raffinato ed intimista per tutti i dodici brani per un totale di circa cinquanta minuti.

La partenza è affidata a "Solitary Woman", un brano piuttosto immediato e convincente, che colpisce per i suoi "stacchi" chitarristici a tratti nervosi e decisi e a tratti meditati e tranquilli. La title track "Anthem" è indimenticabile, con una chitarra che nel suo "monologo" riesce a "disegnare" una musica dalle sonorità antiche di un mondo lontano. "Anthem", ovvero inno, canto alla creatività umana, forse la sola speranza in un mondo "assurdo" che non riusciamo a comprendere pienamente e a focalizzare bene, proprio come la copertina "piovosa" del CD. Queste è ovviamente una mia personale interpretazione del significato di questo brano e di conseguenza di tutto il disco. Estremamente delicata e toccante "Simone". Le corde della chitarra sembrano quasi esser sfiorate e accarezzate dal chitarrista. "Four Comets" in quattro parti e "Three Comments" in tre parti, sono decisamente memorabili.

I pezzi risultano enigmatici e misteriosi, carichi di tensione e variegati e a momenti anche rapidi nei passaggi di chitarra. Sono tutti dei piccoli capolavori che si dovrebbero ascoltare attentamente. "Raffish" con andamento più allegro e scherzoso con una chitarra particolarmente veloce ed intrigante. Immancabile e quasi scontato un sofisticato "Goodbye, Pork-Pie Hat" di Charles Mingus in chiusura del disco.

Non ho voluto citare tutti i brani dell'album, sia per non togliere completamente il gusto nell'ascolto, sia perchè certi passaggi musicali risultano complessi (almeno per il sottoscritto) da descrivere. Aggiungo anche che certe parti dell'opera richiedono un ascolto più attivo e ripetuto nel tempo per poter essere pienamente assaporate musicalmente. La qualità di registrazione è eccellente e come sempre, essendo una produzione ECM, è dotata di quel sottile riverbero caratteristico sempre gradito.

Da non dimenticare i meravigliosi lavori svolti da Towner con gli Oregon e le svariate collaborazioni con musicisti di notevole spessore artistico e creativo. Prima di concludere questa recensione, vorrei citare il grande Albert Einstein che un tempo disse: "Bisogna rendere ogni cosa semplice quanto è possibile, ma non di più". Questo disco è proprio così, semplice e che a tratti svela della genialità.

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