Ok, ok. Lo ammetto, questo può essere considerato un disco tamarro, tipico prodotto dell'hair metal made in 80's. Capelli cotonati, spandex, rinforzo sul pacco, tracce di rossetto. Concerti nelle grandi arene, con bionde very american style urlanti con le tettone di fuori. Cocaina, tanta cocaina. Fiumi di alcool. Edonismo reganiano a pacchi. Party rock.

Ma che vi devo dire. Io ci sono cresciuto con questa musica. Stephen Pearcy, con quella sua voce roca, sguaiata e terribilmente sensuale, è stato l'idolo incontrastato della mia adolescenza. L'altro sesso era un mondo nuovo, e la sfrontatezza di Step e soci mi aiutava a scoprirlo. Mi dava sicurezza.

Dopo cresci e incominci ad ascoltare altra roba. Cose serie, tipo Bowie, Reed, Led Zeppelin, Doors. Ti fai una cultura, dai retta agli amici che vengono a casa e ti dicono "ma che ci fai con tutti quei vinili di glam/street, tra un paio di anni passeranno di moda e nemmeno te li ricorderai più". In effetti, così fu. Perché questa è anche la storia di un piccolo tradimento: venne il grunge e spazzò tutto via.

Me li dimenticai tutti. Ma loro no. I topastri no. Loro non potevo lasciarli indietro, dopo tutto quello che mi avevano dato. Per inciso: sei album (ci metto dentro anche l'ep) di straordinario hard'n'roll. O ratt'n'roll, come lo chiamarono loro.

"Out of the Cellar" è il primo full-lenght, uscito nel 1984. Mio fratello più grande aveva questa TDK da 90 con registrato sopra "Out..." ed "Invasion...". La sdoppiai e la consumai per mesi interi. Il buffo è che questo album non lo possiedo nemmeno originale. Dovrò provvedere, prima o poi.

Dieci tracce di un incrocio perfetto tra glam/sleaze rock e class metal (per i non esperti, il class è un hard rock melodico, dai suoni molto puliti, leggermente più heavy dell'A.O.R.). 

Un riffing mostruoso, geometrico, circolare, ineccepibile. Ganci melodici strappamutande. Essenzialità. Questi erano i Ratt. Parte "Round and Round" e sei subito sul Sunset Boulevard, in sella ad una decappotabile rosso fuoco, il mondo è tuo e gli altri non possono farci nulla. "What goes around comes around".

"In Your Direction" e "Lack of Communication" sono puro ritmo, baby, connotate in modo talmente ottimale a livello melodico che ti viene voglia di sculettare e canticchiare, sculettare e canticchiare, perdonami mamma i compiti non li ho finiti, voglio stare ancora un pochino con Stephen e Warren, loro sanno come fare, loro lo sanno.

"Back for More", con quell'intro acustica, ti fa pensare "ecco la ballad" ed invece no, i topastri sono sempre stati allergici alle ballate (atipici in questo rispetto agli altri gruppi del genere), ed allora si riparte, con una strofa dannatamente boogie (Aerosmith?) che sfocia nel solito ritornello figlio di puttana.

"I'm Insane", scritta interamente da Crosby (R.I.P.) è una killer fast song, degno preludio a "Scene of the Crime", episodio conclusivo: uno dei pezzi migliori dell'intera discografia dei Nostri. Pearcy che ti invita nella sua stanza facendoti l'occhietto, Blotzer e Croucier che pompano come dannati, tutto per farvi arrivare all'assolo incrociato di De Martini e Crosby, che duellano per vedere chi ce l'ha più lungo... cribbio, se chiudo gli occhi ancora mi vedo lì con loro, con la mia fiammante hair guitar.

Quindi. Non mi interessano gli insulti, né le pernacchie. Non ci bado a chi dice che questo è un genere di musica insulso. Questo è grande rock'n'roll, e chi pensa il contrario può anche fottersi. 

Carico i commenti... con calma