Un meraviglioso carillon francese dei primi anni del novecento. Così si apre "Cirkus", incipit di "Babilonia", album più recente di Readymade FC, datato 2006.
Jean Philippe Verdin, musicista francese, in arte Readymade FC, ha alle spalle numerose esperienze in campo musicale, tra cui colonne sonore per film e spot pubblicitari, collaborazioni con svariati artisti e remix di canzoni di Serge Gainsbourg e Chet Baker. Dalle esperienze come dj e remixer è nato "Bold", primo vero album di Jean Philippe Verdin, valida espressione dell'elettronica francese contemporanea. Con questo "Babilonia", opera seconda sulla lunga distanza, l'artista francese piazza un gran bel colpo, esprimendo il suo talento attraverso un pop-folk dal tocco tipicamente transalpino.
Una voce che ricorda in alcuni tratti Damon Albarn, accompagnata da melodie che richiamano l'eleganza discreta di David Sylvian e la magia del connazionale Yann Tiersen (soprattutto quello dell'album "Amelie"). Sonorità minimali e antiche, con archi e pianoforte appena accennati, che sembrano uscire da un vecchio grammofono, accompagnate da moderni tocchi di elettronica. Il tutto perfettamente arrangiato in stile rigorosamente low-fi.
Perfette canzoncine pop, talvolta con tocchi elettronici alla Grandaddy, ma più discreti (si vedano "Bare Feet" e "Not"), talaltra con aperture ad un certo pop anglosassone innervato di folk ("The Last Time"), altre volte con ammiccamenti alla musica d'autore transalpina ("Cirkus" e "A Fire In The Forest", quest'ultima è una rivisitazione di un brano di David Sylvian).
Se nei brani appena citati Jean Philippe Verdin si sforza di lasciar trasparire la propria emotività, sebbene in maniera abbastanza ermetica, in brani come l'acustica "Time Machine" lo sguardo è più ripiegato su stesso, venendosi a creare atmosfere più intimistiche.
L'album è arricchito dal canto di due ospiti illustri. Innanzitutto, la suadente voce di Feist in "Snow Lion", perfettamente collocata su amorevoli cadenze jazz innestate su atmosfere oniriche. Ci sono poi le liriche soavi di Yael Naim in "Slide" e in "The Only One", che creano un piacevole contrasto con le sonorità low-fi di "Slide" e una perfetta sintonia con le armonie retrò di "The Only One".
In definitiva, "Babilonia" è un buon disco, la cui qualità è abbastanza omogenea. È un'opera assolutamente da non perdere per chi ama il pop, soprattutto quel pop "d'autore" minimale e intimistico, vagamente retrò, impreziosito da lievi tocchi di elettronica e da tendenze folkeggianti.
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