“L'educazione è il rituale d'iniziazione fondamentale della civiltà mondiale di oggi; la descolarizzazione dovrebbe essere la premessa di qualsiasi movimento per la liberazione dell'uomo!” (Ivan Illich)

Letto per la prima volta nei tumultuosi anni liceali stuzzicato dall'apparente ironia del titolo, "Descolarizzare la Società" è un libro al giorno d'oggi a dir poco sconosciuto ma che contiene al suo interno un messaggio di un'importanza spaventosamente attuale nonostante i quasi 40 anni dalla sua pubblicazione. L'autore, uno dei più importanti liberi pensatori del '900, in questo saggio di un centinaio di pagine e poco più si prodiga in un'analisi acuta e approfondita del complesso mondo dell'istituzione scolastica, qui intesa non come beneficiaria della crescita e della cultura dell'individuo ma come un'istituzione dettata a ben altri scopi: indottrinamento, speculazione economica e controllo sociale, che è riuscita ad instillare nell'uomo moderno quel tipo di impotenza psicologica che va pericolosamente a confondere insegnamento e conoscenza per quelli che in realtà sono indottrinamento e mera acquisizione di titoli di studio.

Da wikipedia: "la scuola, nell'opinione di Illich, è al servizio di di interessi particolaristici (soprattutto economici) ed arriva a svolgere funzioni di controllo sociale. In quanto istituzione che ha eminentemente compiti di selezione sociale e di custodia, finisce con l'essere essenzialmente antieducativa e produce una serie di mali quali l'indottrinamento, la competizione, il rispetto delle apparenze e dei rituali."

Afferrato il concetto?

Se l'argomento vi sembra ancora un po' contorto, proverò a fare un'esempio. L'intera vita di ogni individuo è costituita da scadenze, contratti, traguardi da raggiungere o fallimenti da superare. Elementari, medie, superiori, università, specialistica, master, tirocinio, contratto a termine, e quando va (molto) bene, lavoro: arrivare ad una vita stabile e intellettualmente sana non significa affatto una formazione libera, indipendente, variegata, bensì un costante ed inevitabile soggiogamento al sistema scolastico/lavorativo che obbliga senza troppe pretese (e con la scusa di educare) a dedicare un'intera vita all'acquisizione di titoli, attestati, diplomi e lauree praticamente diventate indispensabili in ogni ambito e che perfettamente svolgono il lavoro di selezionare e discriminare l'apparato di utenza.

Perchè "acquisizione di titoli" significa sopratutto circolo di denaro: milioni di ore di lezioni per altrettante miliardi di materie in esponenziale aumento, tonnellate di libri, metodi ed approfondimenti sempre più inaccessibili e sempre più costosi, anni e anni di pratica che potrebbe essere condensata in esperienze più concrete e libere (e quindi più formative) spesi soltanto per portare a termine percorsi di studio lunghissimi e tutt'altro che imparziali, che consegnano allo\a studente una visione della realtà sempre più distaccata e confusa.

Questa, a conti fatti, la tesi dell'autore (sempre da Wikipedia): "La scuola serve efficacemente a creare e difendere il mito sociale, dato che ogni laureato è stato indottrinato per prestare servizio tra i ricchi del mondo (il privilegio del dissenso non viene concesso a chi non è già preventivamente esaminato e catalogato come persona potenzialmente in di occupare posizioni di potere). Essa svolge oggi la triplice funzione che nella storia fu sempre prerogativa delle chiese più potenti. È insieme il depositario del mito della società, l'istituzionalizzazione delle contraddizioni del mito e la sede del rituale che riproduce e maschera le discordanze tra mito e realtà. La scuola indottrina i suoi allievi creando nelle loro coscienze i seguenti miti: -Il mito dei valori istituzionalizzati viene inculcato insegnando che un'istruzione valida è il risultato della frequenza; che il valore dell'apprendimento aumenta proporzionalmente all'input, alla quantità di nozioni immesse e, infine, che questo valore può essere misurato e documentato da voti e diplomi. -Il mito della misurazione dei valori emerge dai valori istituzionalizzati che la scuola inculca sono valori quantificati. La scuola inizia gli studenti a un mondo dove tutto è misurabile, compresa la loro immaginazione e anzi l'uomo stesso. -Il mito dei valori confezionati si riscontra nel fatto che il sistema scolastico vende un corso di studi preconfezionato e indiscutibile (quanto è vero questo punto?) -Il mito del progresso autoperpetuantesi rivela che le spese per indurre lo studente a rimanere nella scuola aumentano vertiginosamente man mano che egli avanza nel suo percorso di studi e gli insegna il valore dell'escalation, del modo americano di fare le cose."

Insomma, io, che insegno chitarra da più di tre anni pur non avendo studiato musica in un conservatorio, non potrò mai diventare un musicista "vero" finché non avrò conseguito un diploma, così come la ragazza esperta in fotografia ma che fa la barista e non può permettersi il corso avanzato di Photoshop o l'attestato per lavorare in uno studio: si annullano le dinamiche individuali per un'elitaria selezione culturale, invisibile proprio perché istituzionalizzata. E quali potrebbero essere le soluzioni a questo scenario? Questo ci propone l'autore: un libero e autonomo scambio di informazioni attraverso un sistema libero ed accessibile, gestito ed aggiornato dagli stessi individui che ne rappresentano i diretti fruitori, in poche parole, Internet. Con quasi 30 anni di anticipo rispetto alla sua dirompente entrata nella cultura di massa, l'autore con questo "Descolarizzare la Società" riesce per primo a postulare l'avvento di quella che è l'unica tecnologia oggi in grado di fornire un accesso alle informazioni praticamente sconfinato e di qualità, dove confini geo/politici ed elitarismi economici praticamente scompaiono.

Su internet è possibile trovare di tutto, per tutti, da siti dove è possibile scaricare a pagamento qualsiasi tipo di contenuto musicale a milioni di altri (illegali) dove tutto ciò è possibile a costo zero, includendo film, libri, articoli di giornale di ogni colore politico o ideologico; una volta eravamo costretti ad utilizzare un telefono, adesso c'è Skype; prima ero costretto a comprare un'enciclopedia, mentre adesso c'è Wikipedia o addirittura Nonciclopedia, se voglio farmi quattro risate; una volta c'erano i periodici scolastici, adesso ci sono i Blog, dove tutti possono scrivere praticamente tutto quello che vogliono ed essere seguiti in tutto il mondo; se sei un musicista c'è Last FM, Myspace, se vuoi conoscere gente nuova (o semplicemente annientare la tua vita sociale) esistono Facebook, Twitter, Netlog, Second Life; se voglio conoscere nuove realtà non spendo quattro euro per Rolling Stone, faccio un giretto su Debaser e magari ci scrivo qualcosa anch'io, così che tu possa condividere quest'esperienza, che ti possa piacere o meno, è irrilevante.

Le implicazioni di tutto ciò sono a dir poco sconvolgenti, ma lo è ancor di più leggere che ci sono dei cosidetti "intellettuali" come il sopracitato Ivan Illich, ad aver capito tutto questo quasi 40 anni fa, ovviamente proposto e analizzato con un linguaggio ed una terminologia molto distanti dalla realtà odierna. In conclusione, consiglio praticamente a tutti la lettura di questo saggio, e per rimanere in linea con la filosofia dello scrittore, ecco dov'è possibile scaricarlo gratuitamente.  Curioso notare che la pagina su Wikipedia.it sia segnalata "non neutrale". Chissà perchè...

Post Scriptum: consiglio a chi interessino i contenuti nel libro di Illich la lettura dei saggi "La riforma Tecnocratica della Scuola" e "Mistificazione Stocastica della Natura" sul blog debernardi.splinder.it

Ciao!

Carico i commenti... con calma