Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su "I 500 dischi fondamentali del rock" del Mucchio Extra.

Premetto che a me i Red piacevano in seconda media ed ora a 19 anni ho capito un po' di più della mia vita... ho voluto comunque recensire l'album con cui ho iniziato a conoscerli...

Hanno impiegato parecchio, i Red Hot Chili Peppers, per confezionare il loro capolavoro: sette anni di attività ufficiale e ben cinque dischi, a smentire la regola che vuole i gruppi offrire il meglio di sé agli inizi della carriera. Il debutto con la Warner Bros sancisce la raggiunta maturita' del suono del quartetto californicano: un'incandescente miscela di rock'n'roll opportunamente "punkizzato" e funk dagli accenti hip-hop insaporita da aperture sixties(teen :P) in odore di psichedelia, per diciassette episodi all'insegna del divertimento, delle allusioni sessuali più o meno esplicite, dell'energia scandita dal basso vulcanico di Flea e dalla batteria fantasiosa di Chad Smith, del virtuosismo di Jack Frusciante, dalla voce camaleontica di Anthony Kiedis. Il tutto supervisionato da Rick Rubin, abilissimo nel liberare la carica esplosiva dei Red Hot fino allora non del tutto espressa.

Nonostante l'indirizzo non proprio easy, l'album spalancò ai Red Hot la strada delle grandi fortune commerciali soprattutto grazie all'accattivante ballata, "Under The Bridge", e all'altro ben più vigoroso singolo "Give It Away". Ma l'intera scaletta, da "The Power Of Equality" passando ad altri classici come "Suck My Kiss", "Naked In The Rain", valorizza la creatività e l'intelligenza di un rock mutante che sarà la base per gli sviluppi del metal-rap. Continueranno poi a cambiare, i Red Hot Chili Peppers, e a raccogliere consensi: ma è sulle solide architetture di "Bloos Sugar Sex Magik" che è stata edificata la loro leggenda.

Ded: i bei ricordi delle medie... e a tutti coloro che hanno passato quei momenti con me... viva gli anni '90... viva er sexy teen

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