É dura la vita per chi è il chitarrista di una delle migliori rock band del mondo... va tutto a gonfie vele e arrivato lì in cima non esiste nessuna folata di vento che ti possa buttare giù... ma un giorno il tuo batterista, arriva e ti fa: "Me ne vado... sono stanco di viaggiare, di stare tre mesi in uno studio di registrazione che non ha neanche una finestra, sono stanco del music biz, sono stanco della musica che facciamo...", sembra valida come giustificazione, ma è dura da mandare giù! Che si fa? Sciogliere il gruppo? Giammai! La voglia di fare c'è ed è tanta, troppa per appendere la chitarra al chiodo; e mentre il tuo amico Thom Yorke impara ad usare la tecnologia per dare vita al suo capolavoro "Ok Computer", tu che fai? Vai in soffitta e togli dalla polvere un sintetizzatore antico per creare le demo del "tuo" capolavoro.

E così ti metti li, come un bambino che gioca con la sua prima Bontempi e crei degli strani suoni nuovi che sanno di vecchio e viceversa; saranno la peculiarità di alcune tracce ("Hope", "Airportman", "Falls To Climb"); ma è la chitarra il tuo strumento n° 1: quindi ecco riff graffianti ("Lotus"), e chitarre elettriche distorte ("Sad Professor"), arpeggi ("You're In The Air"), feedback distorti ("Why Not Smile"), e-bow ("Walk Unafraid"), acustiche chiare ("Daysleeper")...

E intanto, come se non bastasse, il leader ha il "blocco dello scrittore"! "Cazzo che sfiga" pensi... invece il maledetto blocco che rincorre il tuo amico, inciampa; ed è solo poesia ad uscire dalla sua penna. Nei testi c'è spunto per i sensi di colpa e per le scuse ("Sad Professor", "The Apologist"), c'è la vita di coloro che lavorano la notte e il giorno accendono una "ocean machine" per andare a dormire ("Daysleeper"), c'è la prima vera dichiarazione d'amore ("At My Most Beautiful"), c'è la voglia di lasciare dei dubbi sul futuro della band ("Falls To Climb"), ironia verso i media ("Diminished"), la voglia di non farsi intimorire ("Walk Unafraid"). Insomma nella lirica c'è tanta cultura sussurrata da una voce che è sempre più riflessiva.

E la potenza dei suoni che hai creato è in contrasto con la tranquillità intorno: come un aereo che si infrange contro una nuvola ma non ne intacca la morbidezza... ed è li che ti accorgi che non c'è niente di sbagliato in quello che hai fatto! Hai creato un altro capolavoro.

PS Questa recensione è dedicata a Peter Buck, dal momento che molto spesso ci si dimentica che è lui il vero motore dei REM...

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