Sei un canadese ben istruito e piuttosto ricco, con la passione dell'elettronica; fin da piccolo studi pianoforte e ti diverti a giocare col computer. Pian piano ti procuri tutto il necessario per fare musica elettronica, pian piano ti ci alleni, pian piano diventi bravo, alla fine sei una specie di demiurgo di ableton. Sei disinvolto con qualsiasi sottogenere o quasi, sviluppando però una predilezione per Breakcore e Raggacore (ottimo disco suo in questa direzione: Post-Traumatic Stress Disorder). Fai circolare la tua roba per internet sotto decine di moniker (caratterizzandosi "furry"), spargi materiale di buona-ottima qualità a destra e a manca per un lustro circa.

Poi ti stufi.

No, non è vero, non ti stufi. Però ogni tanto si sente il bisogno di staccare, giusto? Non è bello fare un pezzo pensando "Questo sarà un pezzo random-core!", non sempre: capita che venga la tentazione di uscire dai paletti, specialmente quando hai le capacità di fare praticamente tutto. Avere libertà comporta anche avere la possibilità di abusarne... ed ecco: sotto "Renard" (solo uno dei 798 nomi possibili), un giorno il tipo qui decide di comporre senza inibizioni. Senza barriere di alcun tipo, in libertà, scaraventando nel pentolone tutte le idee fino a quel momento ritenute troppo idiote (piccolo esempio: una manciata di brevi sonate per gameboy color). Manco a dirlo ne viene fuori il disco più interessante... zeppo di samples ovviamente, con pezzi estremamente vari, eclettici, magari confusissimi ma per il sottoscritto perlomeno rimarchevole, almeno nella loro indipendenza da qualsiasi cosa. Sezioni campate in aria, aleatorie, inconsistenti, ma inedite.

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