Lo avevano annunciato già alla fine del 2006: "So long suckers" sarebbe stato l'ultimo album dei Reverend Bizarre, il terzo disco, che si aggiunge a una lunga serie di ep, demo e split. Si sapeva quindi che il platter in questione avrebbe in qualche modo lasciato un segno salutando i fans in modo indelebile: "So long suckers" ci riesce, e si autoproclama come uno dei dischi doom più strabordanti e magniloquenti che la storia ricordi. Il perchè si può ben comprendere dal minutaggio: un doppio cd che complessivamente supera le due ore, con brani che sorpassano i 20 minuti con disinvoltura quasi disarmante.

Approcciarsi a codesto album è cosa quantomeno complicata: per chi non è avvezzo alle sonorità, ai pachidermi sonori evocati dai Reverend consiglio vivamente di non tentare l'ascolto ma di cominciare con qualcosa di più "digeribile". "So long suckers" è infatti un dolmen talmente pressante da risultare fin troppo "costruito", nel senso che durante l'ascolto si ha la sensazione che la band abbia voluto calcare sulla durata per creare qualcosa di talmente enorme da andare oltre anche a quelli che erano gli stessi obiettivi che i membri si erano prefissati: ecco quindi che alcune parti diventano fin troppo tirate per le lunghe, con la compattezza che ne risente ulteriormente, già minata da un minutaggio assassino. Detto questo, che ritengo il più grande difetto del cd, i Reverend Bizarre hanno confezionato l'ennesimo oscuro romanzo di doom metal della loro breve carriera.

Stilisticamente, quanto fatto dal Reverendo in codesto mattone è strettamente legato ai due lavori precedenti, non fosse per una lentezza naturalmente maggiore e un songwriting esasperato (ed esasperante) che dilata i tempi. Eppure le soluzioni rimangono piuttosto convincenti, come nell'iniziale "They used dark forces - Teutonic witch", un disco intero: in essa si evolvono riffoni doom da spappolare le ossa, alternati ad impennate di stoner tanto squarcianti quanto necessarie per stemperare il tono generale. Immensa e deflagrante per lentezza e asfissia anche la seguente "Sorrow", che soltanto nella seconda parte accellera, per poi tornare a spegnersi su note sempre più soffocate.

Il secondo cd è maggiormente caratterizzato dalla staticità
delle composizioni: tralasciabile la strumentale "Kundalini arisen" si segnala per la sua monolitica epicità "Caesar forever", seguita a ruota da un altro romanzo nero dal titolo "Anywhere out of this world": una lunga epopea di pesantezza che si apre con un'insolita e paradisiaca atmosfera per i sempre bellicosi Reverend Bizarre. Un intro che trova i suoi punti di contatto con i sollazzi psichedelici degli statunitensi Yob.

Alla fine di un cammino travagliato, comunque contrassegnato dall'ironia che mai ha abbandonato il Reverendo, "So long suckers" lascia una sconfortante sensazione di nullità, come se l'ascoltatore non possa comprendere la grandiosità dell'opera. L'impressione è che i Reverend Bizarre siano andati volutamente oltre, per lasciare qualcosa, per essere ricordati almeno dalla ristrettissima schiera di adepti che li ha sempre seguiti. Sebbene però la grande quantità di materiale, "So long suckers" non raggiunge la qualità dei due cd antecedenti, e il motivo sta proprio nella sua smisurata durata.

Disc One
1. "They Used Dark Forces - Teutonic Witch" (29:05)
2. "Sorrow" (25:21)
3. "Funeral Summer" (11:41)


Disc Two
1. "One Last Time" (15:38)
2. "Kundalini Arisen" (4:25)
3. "Caesar Forever" (15:43)
4. "Anywhere Out Of This World" (25:33)
5. "Untitled" (2:35)

Elenco e tracce

01   They Used Dark Forces / Teutonic Witch (29:05)

02   Sorrow (25:19)

03   Funeral Summer (11:40)


  • LuKaPiz
    13 gen 12
    Recensione: Opera:
    Primo! Sei un grande solamente per aver dato il giusto spazio a questo GIOIELLO. Lo avevo già accennato poco tempo fa su una rece di Cush the Insects, non ricordo francamente se fosse tua anche quella: quando si parla dei Reverend io sono assolutamente (ed orgogliosamente) di parte. Loro sono il gruppo di traditional doom che preferisco, e non ci sono cazzi. Capisco benissimo la questione che sollevi, tra l'altro a ragione, sul minutaggio eccessivo e la "caparbietà" di certe soluzioni di songwriting, eppure pensa un po' sono proprio gli elementi che a me fanno ritenere questo e l'EP "Harbingers of Metal" i migliori. Due monoliti nerissimi che sono a mio avviso il manifesto del doom più intransigente. Grandissimi, davvero. Non sai quanto avrei preferito la loro di reunion, piuttosto che, per esempio (e qui mi menano) dei Kyuss Lives!
  • LuKaPiz
    13 gen 12
    Recensione: Opera:
    Ovviamente la rece di cui parlavo era di "CRUSH The Insects" ;)
  • Workhorse
    15 gen 12
    Recensione: Opera:
    Ecco, appunto. Non sono sicuro sopravviverei al disco uno.
  • Nico63
    15 gen 12
    Recensione: Opera:
    .
  • Hell
    16 gen 12
    Recensione: Opera:
    Oh, alla fine ci ho provato. Proprio come immaginavo: buone, ottime idee come sempre, solo dilatate all'estremo e diluite in un minutaggio estenuante. Non disprezzo i brani lunghi in sè (se è per quello mi piace trastullarmi con suite ambient di oltre un'ora), ma qui hanno proprio voluto strafare. Molto meglio i due precedenti. Da come ne parli, comunque, non sembrerebbe affatto un disco da 4 biglie...
  • Chainsaw
    7 mag 17
    Recensione: Opera:
    Lo avevo giudicato uno sbrodolone, adesso sto iniziando a pensare che forse è il disco doom definitivo.

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